Roma, 3 febbraio 2014 – I prodotti dell'agricoltura italiana passano nelle mani dei lavoratori stranieri che rappresentano circa il 25 per cento del numero complessivo di giornate di occupazione del settore.
E' quanto emerge – riferisce una nota – da una analisi della Coldiretti in occasione della presentazione del XXIII Rapporto Immigrazione 2013 di Caritas Migrantes.
Sono 320mila gli immigrati, provenienti da ben 168 diverse nazioni, impegnati regolarmente – sottolinea Coldiretti – nelle campagne italiane per un numero complessivo annuale di giornate di occupazione di 25.598.449 nel 2012 (26.190.884 del 2011), pari al 25 (23% nel 2011). Gli stessi distretti produttivi di eccellenza del Made in Italy possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati, dalle stalle del nord dove si munge il latte per il Parmigiano Reggiano alla raccolta delle mele della Val di Non, dal pomodoro del meridione alle grandi uve del Piemonte.
I lavoratori stranieri – continua Coldiretti – contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va assicurata la legalita' per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro. I lavoratori immigrati impegnati in agricoltura – precisa la Coldiretti – hanno una eta' media di 35 anni e mezzo e per ben il 72 per cento sono di sesso maschile. I primi 12 paesi di provenienza rappresentano l'87,2 per cento del totale dei lavoratori stranieri (Romania 117.240, India 27.789, Marocco 26.220, Albania 24.624, Polonia 20.423, Bulgaria 15.100, Tunisia 12.445, Slovacchia 9.893, Macedonia 9.235, Senegal 5.738, Moldavia 5.478, Ucraina 4.722).
A livello provinciale – conclude Coldiretti – le prime 15 provincie per numero di lavoratori stranieri assorbono il 50,6 per cento della totalita' degli stranieri operanti in agricoltura (Foggia 6,4 per cento, Bolzano 5,7 per cento, Verona 5,3 per cento, Trento 4,2 per cento, Latina 4,0 per cento, Ragusa 4,0 per cento, Cuneo 3,3 per cento, Cosenza 2,8 per cento, Salerno 2,7 per cento, Ravenna 2,6 per cento, Reggio Calabria 2,2 per cento, Forli'-Cesena 2,0 per cento, Matera 1,9 per cento, Brescia 1,8 per cento, Ferrara 1,8 per cento).