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Crisi. Gli immigrati, i più penalizzati

Sono i primi a essere licenziati e i datori di lavoro sono più reticenti ad assumerli: emerge dal rapporto dell’Ocse sulle migrazioni

Parigi – 30 giugno 2009 – Per la prima volta dagli anni ’80, la crisi economica sta verosimilmente per provocare un forte calo del numero degli immigrati che vengono a lavorare nei paesi dell’Ocse. Un fenomeno, questo, che si osserva già in Spagna, in Irlanda e nel Regno Unito, paesi che furono tra i primi ad essere colpiti dalla recessione. È quanto emerge dal rapporto ‘Prospettive delle migrazioni internazionali’ diffuso oggi dall’Ocse nel quale si evidenzia come il calo dell’attività economica nell’area (pil -4,3% nel 2009) colpisce soprattutto i lavoratori immigrati.

”I datori di lavoro – rileva l’Ocse – sono più reticenti ad assumere lavoratori immigrati che sono i primi ad essere licenziati. La crescita della disoccupazione ha reso più forte la concorrenza sul mercato del lavoro con i lavoratori locali. Di conseguenza il tasso di disoccupazione degli immigrati è aumentato più velocemente rispetto a quello dei lavoratori locali”. Il livello di disoccupazione della popolazione immigrata è quasi raddoppiato in Spagna, in Irlanda e nel Regno Unito dall’inizio della crisi economica. Nel primo trimestre del 2009, si rileva nel rapporto, ”il tasso di disoccupazione degli immigrati in Spagna era del 27,1% contro 15,2% per i lavoratori locali”.

E in conseguenza dell’aumento del tasso di disoccupazione dei lavoratori immigrati e dell’inasprimento delle politiche migratorie sta diminuendo l’afflusso di lavoratori immigrati nei paesi dell’Ocse. Quest’anno, osserva l’organizzazione internazionale con sede a Parigi, ”l’Australia ha registrato un calo dei lavoratori immigrati temporanei qualificati di oltre il 25% nei primi quattro mesi del 2009. Nel Regno Unito e in Irlanda, l’immigrazione in provenienza dei nuovi Stati membri dell’Ue è diminuito di metà”.

Negli Usa il numero dei ‘visa H-1B’, i visti per i lavori temporanei, ”ha registrato nel 2008 un calo del 16% passando da 154mila a 129mila. Inoltre, nel 2009, per la prima volta da anni, la soglia di 65mila visa H-1B non è stata raggiunta nel prima settimana del periodo di presentazione delle richieste”. L’Ocse raccomanda ai paesi dell’area, anche per far fronte al fenomeno dell’invecchiamento delle popolazioni, di ”definire i bisogni del mercato del lavoro in modo più preciso e di aggiustare i flussi migratori in conseguenza; di limitare la migrazione irregolare e il lavoro nero o di ri-orientare i lavoratori clandestini verso lavori legali”.

L’immigrazione, sottolinea il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, ”non è rubinetto che si può aprire e chiudersi a secondo delle necessità. Bisogna creare delle politiche reattive, eque ed efficaci in materia di migrazione e di integrazione, delle politiche che funzionino e che si adattino alla congiuntura economica che sia buona o che si deteriori”. In particolare i governi dei paesi dell’Ocse quindi dovrebbero ”mantenere o rafforzare i loro programmi di integrazione; raddoppiare gli sforzi per lottare contro la discriminazione; vigilare affinché le politiche attive del mercato del lavoro beneficiano ai nuovi lavoratori immigrati e a quelli che hanno perso il loro posto di lavoro”.

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