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Immigrati: 7 su 10 sono clienti di banca

L’Abi ha analizzato i bisogni finanziari dei nuovi italiani. Ha il conto corrente quasi un milione e mezzo dei migranti in Italia

Roma – 29 gennaio 2008 – Cresce il rapporto degli immigrati con le banche italiane. Anche gli stranieri, meno disposti in passato a rivolgersi a istituti bancari, oggi ne sentono la necessità. Sette su dieci sono clienti di banca e il numero complessivo di quelli integrati finanziariamente è salito a 1,410 milioni, mentre due anni fa era un milione, circa un terzo in meno. Lo rivela la ricerca Abi-Cespi, sull’analisi dei bisogni finanziari e assicurativi degli immigrati in Italia.

Ma secondo l’indagine dell’Associazione bancaria italiana (Abi), presentata oggi, la tendenza alla bancarizzazione varia fortemente in relazione ai contesti produttivi, economici e sociali. A Milano ha rapporti con la banca il 71,3%, a Roma il 52,6% e a Palermo il 38%. Inoltre il luogo di residenza influisce trasversalmente anche all’interno delle stesse comunità nazionali, e così il tasso di bancarizzazione degli immigrati dal Marocco a Milano è del 79,2%, mentre a Palermo è del 41,3%. I romeni con il conto in banca nel capoluogo lombardo sono il 71,2%, rispetto al 51,1% di Perugia e al 45,3% di Roma.

Non si può parlare di un grado di bancarizzazione degli immigrati in generale. L’Abi sottolinea che c’è molta differenza tra le diverse nazionalità di appartenenza. Tra i più propensi a ricorrere ai servizi bancari ci sono gli ecuadoriani (73,1%), gli albanesi (67,4%), gli egiziani (62,8%), i senegalesi (59,3%), i ghanesi (57,7%) e i marocchini (55,7%). Gli uomini titolari di conto corrente sono il 60,4%, mentre le donne il 50,4%, sebbene come presenza numerica i generi quasi si equivalgono. Laddove è maggiore l’incidenza femminile il quadro cambia, come nei casi delle comunità ecuadoriana e romena in cui la bancarizzazione delle donne è superiore a quella maschile rispettivamente del 9% e del 4% .

Un altro fattore che contribuisce a non rendere il quadro omogeneo è il tempo di permanenza degli immigrati in Italia, che è direttamente proporzionale al loro legame con le banche. Un dato abbastanza logico, da collegare al miglioramento nel tempo della posizione lavorativa e alla maggiore stabilità contrattuale. L’indice di bancarizzazione è superiore alla media in caso di lavoro dipendente a tempo indeterminato (70,5%), di lavoro autonomo regolare (69,6%) e di contratto a progetto (67,7%). La necessità di accreditare lo stipendio da parte del datore di lavoro è il primo motivo di apertura del conto (52,3%), seguito dal desiderio di mettere al sicuro i propri redditi e dall’opportunità di risparmiare.

Cresce anche il flusso di denaro verso le aree di provenienza dei migranti. Nel 2006 le rimesse dall’Italia sono state pari a 4,35 miliardi di euro (dati dell’ufficio italiano cambi), in media 1.900 euro per immigrato. Nel periodo 2004-2006 il dato complessivo è stato di 10,9 miliardi di euro. Con oltre 770 milioni, nel 2006 la Romania è il primo paese di destinazione delle rimesse dall’Italia. Seguono la Cina con circa 700 milioni, le Filippine con 500 milioni, il Marocco con circa 290 milioni, il Senegal con 200, in Albania sono andati 138 milioni, mentre in Bangladesh e in Ecuador circa 100 milioni di euro.

Secondo l’indagine, invia denaro nel paese d’origine il 77,6% degli immigrati. Guidano la classifica delle comunità con maggiori volumi di invio i marocchini e i cinesi di Milano, i filippini di Roma, i senegalesi e gli ecuadoriani di Milano. Sull’ammontare inviato, nel 51,2% dei casi sono indicate cifre comprese tra 101 e 300 euro. La gran parte dei migranti manda denaro almeno una volta ogni due – tre mesi (63,9% del totale), mentre il 38,4% invia almeno una rimessa al mese. E il volume di denaro spedito non diminuisce  in maniera significativa con il prolungarsi della permanenza: l’80% degli immigrati con un’anzianità migratoria di oltre dieci anni continua a inviare rimesse.

A dimostrare il rapido inserimento dei migranti nei meccanismi economico-sociali italiani è anche il loro rapporto con prestiti e mutui, ultimamente facilitato da numerosi istituti finanziari e bancari. Il 10% (350mila) del totale dei mutui per l’acquisto di abitazioni sono stati contratti da cittadini immigrati.

"Le banche italiane – ha detto il direttore generale dell’Abi, Giuseppe Zadra, – si sono attivate per rispondere alla domanda dei migranti. Possiamo contare su una nuova fascia di clienti affidabili e attivi".

A.I.

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