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Immigrati e banche: il 60% ha un conto corrente

Cresce la bancarizzazione degli stranieri in Italia. Ricerca del Cospe Roma – 29 giugno 2009 –  Il 60% degli immigrati ha un conto in banca. E la ‘bancarizzazione’ degli stranieri, le  cui esigenze finanziarie si fanno via via più complesse, aumenta nel  nostro Paese: non solo richieste di apertura per conti corrente e  libretti di risparmio ma anche domande di prestiti e mutui. Se si guarda alle stime, è probabile che nel 2015 ci saranno in Italia oltre 3 milioni di conti correnti intestati a immigrati (ovvero circa il 10% dei conti presenti nel Paese).

È quanto emerge dalla ricerca  realizzata dal Cospe (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi  Emergenti) sulle buone pratiche delle banche per migranti e rifugiati.     

Lo studio, condotto attraverso 674 immigrati scelti casualmente  sul territorio nazionale, ha rilevato che il 61% degli intervistati e’ titolare di un conte corrente, che sale al 66% se si considerano solo  quelli che hanno un permesso di soggiorno. Esiste anche una fascia non trascurabile di soggetti non bancarizzati che trova  svantaggiosa la propria situazione e vorrebbe inserirsi nel circuito  bancario, se ne avesse la possibilità.      

Guardando poi alla ‘geografia’ della ‘bancarizzazione’, risulta  che in Puglia la percentuale di correntisti (56%) si colloca sotto la  media nazionale, mentre e’ molto elevata in Emilia Romagna (70%). Il  dato conferma che, in tale regione (e in particolare nelle due città  considerate, Bologna e Modena) il livello di integrazione  socio-economica dei migranti e’ particolarmente elevato. Mentre il  livello più basso in Puglia potrebbe essere legato al reddito  inferiore e alla più alta percentuale di immigrati senza contratto di lavoro o che svolgono lavoro ‘al nero’ come venditori ambulanti. 

Dall’indagine risulta che il maggior fornitore e’  Poste Italiane, presso cui ha aperto un conto il 39% degli  intervistati (49% in Puglia, 32% in Emilia Romagna, in Toscana il  28,7%). Inoltre il 72% degli intervistati invia rimesse nel paese di  origine utilizzando in maggioranza agenzie specializzate (56%) e  trasferimenti informali (22%), mentre solo il 12 % utilizza gli  istituti bancari e il 10% le Poste.        Un’alta percentuale del campione non ha un conto corrente  perché ritiene di non avere abbastanza denaro (40% del totale, ma ben il 47% nel caso della Puglia) o di non avere bisogno della banca (18%  sul totale). Generalmente, gli intervistati non bancarizzati tengono i pochi risparmi a casa (29% sul totale, ma 35% in Puglia) oppure li  inviano al paese di origine (25% sul totale).    

Lo studio inoltre sottolinea come, rispetto ad alcuni anni fa,  siano aumentate le buone pratiche in questo senso: alcuni gruppi  bancari hanno sviluppato prodotti mirati per i migranti e lavorato per una migliore strategia di accoglienza. D’altra parte, restano ancora  diversi ostacoli che rendono difficile l’accesso al credito  soprattutto per quei migranti che intendono avviare o consolidare le  proprie imprese, che segnalano infatti molte difficoltà ad accedere a prestiti bancari.

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Buone pratiche di banche e istituti di credito per l’integrazione di migranti rifugiati

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