I dati degli archivi Inps aggiornati alla fine del 2003. Scarica il rapporto su immigrati e previdenza
ROMA – Un milione e mezzo i lavoratori stranieri iscritti all’Inps, quasi tutti dipendenti e per la maggiorparte in mansioni poco qualificate. È per questo che le loro retribuzioni erano quasi del 40% inferiori alla media.
Questa la situazione alla fine del 2003, periodo a cui fa riferimento il "II rapporto su immigrati e previdenza negli archivi dell’Inps" di cui ieri l’Istituto nazionale di previdenza ha diffuso un abstract. A quella data, l’Unione europea aveva solo 15 membri e quindi polacchi, romeni e tutti gli altri neocomunitari figuravano ancora sotto la voce "lavoratori extra ue".
Gli iscritti. Il rapporto conta 1.471.026 lavoratori stranieri iscritti all’Inps, per 97,7% dipendenti. Il 4,4% lavorava nel settore agricolo, il 22,6% nel settore domestico e il 69,7% negli altri settori. Pochi i lavoratori autonomi (3,3%), anche se rispetto a 10 anni prima erano quadruplicati. I dipendenti erano per l’85,1% operai, per l’8,9% impiegati, per il 5,4% apprendisti e solo nello 0,5% dei casi quadri e dirigenti. Nelle aziende i principali ambiti di inserimento sono l’industria, che nel complesso assorbe il 50,1%, e il terziario, in cui è impiegato il 42%. I comparti più rappresentati sono il commercio (34,5%), l’edilizia (18,1%) e la metallurgia e meccanica (14,3%). Nelle costruzioni, inoltre, quasi il 15% dei lavoratori regolari è un cittadino non comunitario.
La provenienza. Quasi la metà dei lavoratori non comunitari (il 45,6%) veniva dall’Europa, seguivano l’Africa con il 24%, l’Asia con il 17,1%. L’America era a quota l’11% (in 8 casi su 10 America del Sud),poi c’erano gli apolidi con il 2,2% e l’Oceania con lo 0,1%. I primi tre paesi di provenienza erano Romania, Albania e Marocco, rispettivamente con il 13%, il 10,8% e il 10% del totale, poi venivano gli ucraini (pari al 6,3%), seguiti da cinesi (4,5%) e filippini (4,3%). L’Inps registra anche casi di "specializzazione etnica": nel lavoro autonomo il gruppo più numeroso è quello dei cinesi (19,6%), seguiti dagli albanesi (15,2% del settore); in agricoltura il 19,4% dei lavoratori è di nazionalità albanese, il 12,1% romeno e un altro 12% è rappresentato dai marocchini; nel lavoro domestico si distinguono gli ucraini con il 20,4%, seguiti da romeni (14,7%) e filippini (12,9%).
Le retribuzioni. Nel corso del 2003 la retribuzione media dei lavoratori dipendenti iscritti all’INPS, italiani e stranieri, è stata di 17.675 euro annui, corrispondenti a una media di 1.472 euro mensili. La retribuzione media dei lavoratori dipendenti non comunitari è stata invece di 11.036 euro annui, pari a 919 euro al mese. Quindi nel settore del lavoro dipendente i lavoratori immigrati percepivano una retribuzione media inferiore del 37% a quella dell’insieme dei lavoratori. Retribuzioni molto più basse della media si registravano nel lavoro agricolo (5.532 euro) e in quello domestico (4.871 euro), mentre andava meglio nel lavoro autonomo, con 12.652 euro annui.
Lavoro nero. L’attività ispettiva condotta dall’INPS nel corso del 2005 (134.067 accertamenti), concentrata prevalentemente nelle aziende non agricole con lavoratori dipendenti, ha rivelato la presenza di 62.174 lavoratori in posizione irregolare. In quello stesso anno l’incidenza della presenza straniera sui lavoratori in nero (non dichiarati) risulta significativa: il 19,8% è costituito da lavoratori non comunitari e il 5,3% da lavoratori comunitari. Una situazione più grave rispetto a quella del 2003, quando gli stranieri rappresentavano quasi il 15% dei lavoratori sconosciuti all’Istituto.
Le prestazioni a sostegno del reddito. I lavoratori stranieri sono pari al 7,6% dei dipendenti assicurati presso l’INPS, ma rappresentano il 6,1% dei fruitori di disoccupazione non agricola, il 5% di quella edile, il 6,9% della disoccupazione agricola, il 6,5% della C.I.G. e il 2,8% dei trattamenti di mobilità. Secondo il rapporto non possono quindi essere qualificati come fruitori di prestazioni previdenziali in misura più elevata rispetto all’apporto fornito in termini di forza lavoro. In generale, anzi, gli immigrati sono fruitori marginali delle prestazioni a sostegno del reddito e gravano in misura contenuta su queste misure assistenziali, che però contribuiscono ad alimentare.
Le pensioni. Al 1° gennaio 2006 l’INPS pagava a cittadini nati all’estero (tra i quali potrebbero quindi esserci anche degli italiani), circa 285mila pensioni . A percepirle in Italia sono 225.775, così ripartiti: 90.843 pensioni di vecchiaia (età media di 72,1 anni e importo medio mensile di 910 euro), 19.162 pensioni di invalidità (età media di 70,6 anni e importo medio mensile di 506 euro), 58.033 pensioni ai superstiti (età media di 72,6 anni e importo medio mensile di 400 euro) e, inoltre, 34.328 pensioni di invalidità civile e 18.409 assegni sociali. Le prestazioni pensionistiche totali relative a cittadini nati in Paesi da cui provengono i flussi migratori sono circa 100mila.
(18 luglio 2007)
EP