Arrivati dopo viaggi pericolosissimi, spesso in mano agli sfruttatori. Il rapporto di Save the Children
Roma – 16 dicembre 2009 – Ci sono sempre più minori stranieri in Italia. Sono nati qui, sono arrivati insieme ai loro genitori o li hanno raggiunti in un secondo momento. Ma tanti sono anche senza famiglia, arrivati da soli in Italia dopo viaggi lunghi e rischiosissimi.
Ne parla il primo Rapporto annuale su I minori stranieri in Italia di Save the Children, presentato oggi a Roma. Sempre più minori entrano nel nostro paese via mare o anche dalle frontiere terrestri del nord est, spesso da soli, a volte al seguito di smugglers (trafficanti) o di sfruttatori. Vogliono migliorare la propria condizione economica anche per aiutare le famiglie d’origine, o sono in fuga da guerre e violenze, come molti minori afgani, il cui flusso è in evidente aumento.
Per perseguire il loro disegno migratorio, spesso i ragazzi stranieri scappano immediatamente dalle comunità d’accoglienza e scompaiono, per poi riapparire a chilometri di distanza, come è il caso di molti minori egiziani agganciati da Save the Children a Roma attraverso il progetto CivicoZero. Qui di seguito, un’ampia sintesi del Rapporto (clicca qui per la versione integrale) :
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Minori nati in Italia, ricongiunti ai genitori
A causa della mancanza di un sistema centralizzato di rilevazione della presenza dei minori migranti e a causa dell’”invisibilità” di molti dei minori soprattutto non accompagnati o figli di genitori irregolari, i dati ufficiali restituiscono un quadro per difetto del numero di under 18 nel nostro paese. Ciò che comunque emerge è un costante incremento della loro presenza. Negli ultimi 6 anni infatti il numero di minori residenti (3) è notevolmente cresciuto, passando da 412.432 al 1° gennaio 2004 a 862.453 al 1° gennaio 2009. La maggior parte dei minori stranieri residenti è nata in Italia: circa 519.000. Il restante 343.753 è costituito invece da minori giunti attraverso il ricongiungimento familiare.
L’incidenza dei nati stranieri sul totale dei nati in Italia è passata dal 2,5% del 1997 al 12,6% nel 2008. Le prime cinque province dove si registra il maggior numero di minori residenti sono Milano (81.497, di cui il 68,3% di nati in Italia), Roma (71.170, di cui il 70% di nati in Italia), Torino (41.141, di cui il 57,2% di nati in Italia), Brescia (40.288, di cui il 60,2% di nati in Italia), Bergamo (26.711, di cui il 59,2% di nati in Italia).
Minori stranieri non accompagnati
Ai minori che vivono con i genitori e familiari, sia regolarmente che irregolarmente residenti, bisogna aggiungere i minori stranieri che giungono da soli, “non accompagnati”.
Al 30 settembre 2009 sono 6.587 quelli segnalati al Comitato Minori stranieri (4). Il 77% (5.091) risulta essere non identificato, cioè senza un documento di riconoscimento. I minori censiti provengono da 77 diversi paesi, in prevalenza africani. I gruppi nazionali più numerosi sono quelli del Marocco (15% del totale), Egitto (14%), Albania (11%), Afghanistan (11%), Palestina (7%), Somalia (4%), Eritrea (4%), Nigeria (4%) Repubblica Serba (4%). I maschi sono il 90% del totale.
Più della metà dei minori ha 17 anni. Rilevante è anche la quota dei 16enni, pari al 24%. Più contenuto il numero di 15enni (822, pari al 12%) e di quelli di altre fasce di età (691 hanno tra 7 e 14 anni, 49 tra 0 e 6 anni). Complessivamente i minori tra i 15 e i 17 anni ammontano a 5.847. Il 74% dei minori censiti è alloggiato presso una struttura di prima o seconda accoglienza, mentre il 16% si trova presso zii, cugini, fratelli, sorelle, connazionali, in affido extrafamiliare. 70 minori sono negli Istituti Penali Minorili (IPM).
Confrontando i dati riferiti all’anno scorso (fine settembre 2008-2009) si rileva che i minori egiziani e afgani sono aumentati, mentre sono diminuiti i minori marocchini, albanesi e palestinesi: i primi sono passati da 906 a 962, gli afgani da 614 a 743.
Da dove entrano
Per quanto riguarda i punti di entrata di questi bambini e adolescenti, nel corso del 2008 risultano approdati sulle coste delle regioni meridionali 2.749 minori stranieri (5), di cui il 95% in Sicilia, nella provincia di Agrigento, e più esattamente a Lampedusa (6). Secondo la rilevazione effettuata dal Servizio di Polizia delle Frontiere e degli Stranieri (7), inoltre, nel 2008 sono giunti in Italia dalle frontiere di Ancona e Venezia circa 210 minori stranieri. Non si dispone, invece, dei dati relativi alle frontiere terresti. In generale, altri valichi di frontiera significativi sembrano essere: Fiumicino (Roma); Gorizia, Brindisi, Ancona e Malpensa (Milano) (8) . In tutti questi casi la gran parte dei ragazzi in arrivo, è costituita da minori soli.
“Nel corso del 2008 e fino a febbraio 2009, sicuramente la Sicilia e Lampedusa sono stati la porta d’ingresso per molti minori soli in arrivo in Italia e questo in coerenza con il dato generale secondo il quale Marocco ed Egitto e in aggiunta i paesi del corno d’Africa, più la Nigeria, sono le aree di provenienza di molti di questi ragazzi”, dice Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. “Schematicamente possiamo invece dire che Ancona e Venezia sono lo snodo di entrata della gran parte dei minori afgani, mentre dalla frontiera est di Gorizia entrano molte ragazze e ragazzi dell’est, in alcuni casi vittime di tratta. In alcuni casi i minori giungono in aereo a Fiumicino e Malpensa”.
Le fughe
Arrivati in Sicilia e inviati alle comunità d’accoglienza per minori dell’agrigentino, molti però scappano poco dopo: secondo Save the Children, tra maggio 2008 a febbraio 2009 sono stati 1119 i minori fuggiti su un totale di 1860 accolti.
“Questi ragazzi si lasciano alle spalle situazioni di grande povertà e mancanza di prospettive e sono quindi fortemente determinati a lavorare per aiutare sé e la propria famiglia di origine e ciò spiega perché scappino quasi subito dalle comunità dove non trovano adeguate risposte al loro progetto migratorio.” Una volta scappati, continua ancora Neri, “scompaiono per un po’ alla nostra vista, per poi ricomparire a diversi chilometri di distanza, per esempio a Roma, dove spesso vengono intercettati e agganciati dalla unità di strada di Save the Children”.
I minori egiziani
E’ questo il caso di molti minori egiziani. Infatti, dalle storie raccolte dagli operatori del Progetto CivicoZero a Roma, emerge che per arrivare in Italia, le loro famiglie pagano mediamente agli smugglers (trafficanti) una cifra che va dai 4.700 ai 5.500 euro e che garantisce solo l’arrivo nel nostro paese, via Sicilia mentre sembra che gli spostamenti interni, le offerte di lavoro e l’ospitalità, non siano condizioni incluse nel “contratto”.
Se i genitori dei ragazzi spesso vendono tutti i loro beni per investire sul futuro del figlio, alcuni di questi genitori sembra sottoscrivano un vero e proprio contratto con i trafficanti, ai fini della contrazione di un debito a saldo delle spese di viaggio. Pur trattandosi di un contratto fittizio, la famiglia del minore si trova costretta a pagare, spesso attraverso delle cambiali. Il mancato rispetto dei “termini di pagamento” può arrivare a comportare un’azione penale e nei casi più gravi, la detenzione dei genitori debitori.
“Questo è un aspetto cruciale per il destino del minore in Italia, il quale si trova schiacciato dal senso di responsabilità e dal terrore che i genitori possano ritrovarsi in forti difficoltà”, commenta Laura Lagi, Coordinatrice del Progetto CivicoZero a Roma. “Ciò induce molti ragazzi all’abbandono delle comunità e alla ricerca ossessiva di opportunità di guadagno immediato, predisponendoli ad accettare lavori di qualsiasi tipo e in qualsiasi condizione. A Roma, per esempio, gli egiziani lavorano nel settore del mercato ortofrutticolo”.
I minori afgani
La loro migrazione, in costante aumento, è più simile a una fuga, a volte da persecuzioni mirate, altre da conflitti locali, e soprattutto, negli ultimi tempi, da una condizione di pericolo e instabilità diffuse in Afghanistan. L’Italia costituisce, nel loro progetto migratorio, più un paese di transito che di destinazione. Di transito verso la Gran Bretagna, per gli afgani pashtun, o verso Norvegia, Svezia, Finlandia, Austria (soluzione più economica, per chi non ha soldi o è stato foto segnalato in Italia o in Grecia), per gli hazara.
Dall’esperienza sul campo, come rilevato nel rapporto delle attività di Progetto CivicoZero a Roma, emerge che il 70% dei minori afgani parte dal Pakistan o Iran, dopo aver vissuto lì per diverso tempo. La maggioranza scappa per motivi di sicurezza, pochi hanno parenti da raggiungere. L’80% di chi è rimandato in Afghanistan tenta il viaggio di nuovo. Al confine tra Iran e Turchia ci sono dei gruppi di trafficanti di persone che, insieme a benzina e altri beni, lavorano per il passaggio di esseri umani. I ragazzi in fuga vengono caricati su cavalli, cinque alla volta, insieme alla benzina, e giunti in Turchia vengono lasciati.
Chi è rimandato indietro, oltreconfine, dalla polizia di frontiera, viene catturato dai trafficanti che chiedono un riscatto in denaro (circa 300 euro) alle famiglie. La somma va ad aggiungersi ai 1000-2.000 euro necessari ancora ad arrivare in nave in Italia o dalla Turchia o dalla vicina Grecia. I ragazzi sbarcano quindi ad Ancona o a Venezia, nascosti e legati sotto i tir. Dalle Marche o dal Veneto raggiungono poi Roma (dove ne arrivano 15/20 a settimana), da cui successivamente – spesso dopo svariati giorni vissuti su strada in pessime condizioni – intraprendono l’ultima parte del viaggio verso il Nord Europa.
I minori bengalesi
L’Italia e in particolare Roma, sono mete ambite della loro migrazione perché qui vivono numerosi connazionali. Il viaggio può costare da 3.000 a 6.000 euro ma, nelle testimonianze rese dai ragazzi a Save the Children, non si parla di tali soldi come frutto di un debito e dunque vincolati a una restituzione grazie al lavoro dei ragazzi stessi.
Una minoranza i minori che dal Bangladesh raggiungono l’Italia in aereo. La gran parte viaggia via terra impiegando in media 8 mesi, lungo lo stesso percorso dei migranti afgani: attraversando India, Pakistan, Iran Turchia, Grecia, quindi in Italia. Qualcuno dice di essere arrivato via mare in Sicilia (dopo la Turchia, i ragazzi proseguono per la Libia anziché per la Grecia), di essere scappato dalle comunità e di aver raggiunto poi Roma anche con l’aiuto di connazionali.
Presso i quali alcuni ragazzi possono risiedere per periodo anche lungo, una volta nella capitale. E’ possibile che l’“ospitalità” abbia un costo che i minori coprono lavorando, come venditori ambulanti di collanine, giocattoli, ecc… Nessuno dei ragazzi bengalesi, descrivendo agli operatori di Save the Children la propria esperienza lavorativa in Italia, fa riferimento a forme di sfruttamento, pur essendoci segnalazioni e storie che ne confermerebbero la frequenza elevata.
Save the children: “Migliorare l’accoglienza”
“Dietro ogni minore, soprattutto non accompagnato, presente sul nostro territorio, c’è sempre una ragione e motivazione fortissime: di ricerca di protezione, di emancipazione economica e sociale, oppure di sfruttamento, come nel caso di molte nigeriane vittime di tratta arrivate via mare, o di tante ragazze dell’est-Europa coinvolte nello sfruttamento sessuale”, commenta il Direttore Generale di Save the Children Italia.
“Perciò consideriamo particolarmente preoccupanti e gravi alcuni recenti provvedimenti, come i rinvii verso la Libia di decine di migranti in arrivo via mare, compresi sicuramente anche minori, e valutiamo che essi rappresentino una forte rischio per la tutela dei diritti dei minori stranieri sia non accompagnati che con genitori irregolarmente presenti nel nostro paese, alcune norme contenute nella legge sicurezza (94/2009), come quelle che introducono dei criteri molto restrittivi per la concessione del permesso di soggiorno al compimento del diciottesimo anno o, per esempio, quella che prevede l’ipotesi di rimpatrio dei minori comunitari coinvolti in prostituzione”.
“E’ necessario piuttosto rafforzare e razionalizzare il sistema di accoglienza del nostro paese, prevedendo delle strutture di prima e seconda accoglienza, e individuare una soluzione di lungo termine per ogni minore”, precisa ancora Valerio Neri. “Inoltre è essenziale adottare standard e procedure condivise in materia di identificazione, accertamento dell’età e verifica delle relazioni parentali dei minori in ingresso. Commettere degli errori durante anche uno di questi passaggi può tradursi nella violazione di alcuni diritti fondamentali dei quali i minori stranieri sono titolari, compresa l’adozione di provvedimenti altamente lesivi come la detenzione in centri per migranti adulti irregolarmente presenti, l’espulsione e la mancata protezione da violenza o tratta e sfruttamento”.