Il direttore centrale Valerio Terra Abrami: "L’apprendimento dell’ italiano finisce per rendere stabile la presenza degli immigrati"
ROMA – Gli stranieri "regolarmente presenti in Italia" sono quasi tre milioni, "circa il 5% del totale della popolazione residente".
L’ultimo e più aggiornato dato sull’immigrazione è stato reso noto ieri pomeriggio dal direttore centrale dell’Istat, Valerio Terra Abrami, durante la sua audizione innanzi alla commissione Schengen a San Macuto.
Terra Abrami ha, inoltre, sottolineato che "i nati di cittadinanza straniera sono ormai, annualmente, quasi il 10% del totale dei nati residenti". In pratica un neonato su dieci ha genitori stranieri. "Già da questa prima banale considerazione – ha spiegato il direttore dell’istituto di statistica – emerge la maggiore dinamica naturale della popolazione di origine straniera rispetto a quella autoctona. E certamente la forte propensione a formare un nucleo familiare è un primo importante inizio di predisposizione ad integrarsi nel paese di accoglienza.
Per quanto riguarda le "caratteristiche" dell’ integrazione degli stranieri nel nostro Paese, esse sono "davvero uniche" sia "per la maggiore difficoltà iniziale di questo processo, sia – ha aggiunto Terra Abrami – per il più forte sentimento di assimilazione che il superamento della difficoltà linguistica iniziale determina nello straniero". In poche parole, il superamento dell’handicap della lingua è una componente che radica la permanenza degli stranieri in Italia, una volta che hanno assimilato la nostra lingua.
L’assimilazione dell’italiano – aggiunge Terra Abrami – "si configura come un vero e proprio investimento esistenziale che nella maggior parte dei casi finisce per legare lo straniero all’Italia, con forza maggiore di quanto avverrebbe in Paesi nei quali questo investimento non fosse stato necessario". Ossia nei paesi con una "storia coloniale" che ha imposto la lingua ‘dei dominatori’ alle popolazioni assoggettate (ad esempio il francese nei paesi del Magreb). Per Terra Abrami la difficoltà legata alla lingua "molto più che la religione, si frappone come ostacolo immediato al processo di integrazione" per lo straniero arrivato in Italia. Proprio per questo l’apprendimento dell’ italiano finisce per rendere stabile la presenza di molti immigrati.
"Sempre più spesso – ha detto Terra Abrami – i figli degli immigrati parlano l’italiano meglio della madrelingua dei genitori, e questa circostanza rende probabilmente i figli degli immigrati in Italia, in un certo senso, più ‘Italiani’ di quanto non si sentano Spagnoli o Francesi i figli degli Ecuadoriani in Spagna o dei Marocchini in Francia".
Il direttore dell’Istat ha poi ricordato che "è di imminente approvazione da parte del Parlamento europeo, il ‘regolamento sulle statistiche sull’ Immigrazione’, che vincolerà dal 2009 tutti i paesi dell’Unione a fornire dati comparabili e caratterizzati da standard minimi di qualità, necessari ad impostare politiche comuni in tema di immigrazione e integrazione".
(22 febbraio 2007)