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“La crisi risparmia i lavoratori immigrati”

L’analisi del sociologo Ricolfi: "L’Italia crea posti poco appetibili che loro accettano" Roma – 14 gennaio 2010 – Sono gli immigrati le prime vittime della crisi? No, sul fronte dell’occupazione se la cavano meglio degli italiani. È quanto sostiene il sociologo Luca Ricolfi sull’ultimo numero di Panorama in un articolo intitolato “Disoccupati? Non se immigrati”.

Ricolfi analizza le statistiche Istat sull’occupazione e conclude che nei primi due anni della crisi “i soli ad essersela cavata” sarebbero i lavoratori stranieri: tra il 2007 e il 2009, “l’occupazione degli italiani è diminuita di 773mila unità, mentre quella degli stranieri è aumentata di 366mila unità, quasi interamente grazie a nuovi posti di lavoro fissi (a tempo indeterminato)”.

Secondo il sociologo, l’Italia riesce a creare “quasi soltanto posti di lavoro poco appetibili, che gli italiani rifiutano e gli  stranieri accettano”. Insomma, parte della disoccupazione italiana sarebbe volontaria, perché “non dipende dalla impossibilità assoluta di trovare lavoro, ma dalla nostra indisponibilità ad accettare lavori poco qualificati”.

Nemmeno ha senso parlare di “italiani troppo istruiti”, dal momento che i nostri connazionali hanno in media alle spalle gli stessi anni di studi degli stranieri (10,9 contro 10,2) . “Quel che accade –conclude Ricolfi – è semplicemente che loro, gli immigrati, vivono in un altro tempo, un tempo che noi italiani abbiamo conosciuto negli anni 50 e 60, quando pur di migliorarci eravamo disposti a sacrifici che oggi neppure riusciamo a immaginare”.

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