In dieci anni passati dall’1,1% al 6,4% della popolazione scolastica. Quasi 200mila i ragazzi di seconda generazione
Roma – 19 maggio 2009 – Aula sempre più multicolore nelle scuole italiane. Hanno infatti raggiunto quota 575mila gli alunni stranieri che nel 2008 hanno frequentato le scuole italiane. La loro incidenza, in dieci anni, dall’anno scolastico 1998-1999 al 2007-2008, è infatti passata dall’1,1% al 6,4%. È quanto emerge dall’ultima rilevazione condotta dal ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, che evidenzia anche la significativa presenza tra di loro di quasi 200mila ragazzi nati in Italia, le cosiddette ‘seconde generazioni’, che rappresentano più di un terzo della popolazione scolastica straniera.
Al contrario il numero di allievi stranieri di recentissima immigrazione, in quanto entrati nel sistema scolastico italiano nell’ultimo anno scolastico è di circa 46mila, il 10% del totale degli alunni stranieri del primo e secondo ciclo di istruzione. Sono questi ultimi, evidenzia il rapporto del Miur, a rappresentare l’area critica della presenza straniera nella scuola, una presenza che reclama una priorità di misure di accompagnamento per una integrazione rapida ed efficace.
Dove i banchi più multietnici
Sono le regioni del Centro e del Nord del paese, in particolare del Nord-Est a detenere il ”primato” della presenza di cittadini non italiani tra i banchi di scuola, cosi’ come sono le strutture statali ad ospitarne il maggior numero. Infatti, rileva il Miur, a fronte di un valore percentuale di popolazione scolastica presente nelle scuole non statali pari a 13,7 (ogni 100 scolarizzati circa 14 si trovano nelle non statali), per quanto riguarda la popolazione scolastica straniera il valore scende a 10,3.
E’ poi la scuola primaria ad avere la maggiore incidenza di alunni stranieri con il 7,7% di studenti con cittadinanza non italiana all’interno della popolazione scolastica presente. Nel settore statale si registra in assoluto la media nazionale di incidenza più elevata (8,1%), cioè ben un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente. Con una incidenza di poco inferiore seguono le scuole statali secondaria di I grado (7,6%) e dell’infanzia (7,2%). Nella scuola dell’infanzia, invece, la differenza tra scuola statali e non è più contenuta. Le prime ospitano, infatti, il 7,2% contro il 6,1% delle non statali.
E sono sempre le scuole dell’infanzia, insieme alla primaria, a raccogliere la maggioranza degli alunni. In questi due ordini di scuola si concentra, infatti, il 57,2% della popolazione straniera, contro il 50,1% della popolazione scolastica complessiva. Tra le varie tipologie della scuole superiori, sono, invece gli istituti professionali, con una incidenza doppia di popolazione scolastica straniera (40,7%) rispetto a quella complessiva (20%), a raccogliere il maggior numero di preferenza.
Il boom della seconda generazione
E, se cresce il numero degli studenti non italiani presenti nelle aule, cresce anche il numero dei ragazzi di ”seconda generazione”. Sono quasi 200mila, infatti, gli alunni stranieri, cioè oltre un terzo, ad essere nati in Italia. La percentuale massima, con il 71,2% si registra nelle scuole dell’infanzia mentre nella scuola secondaria di II grado, con il 6,8%, il valore minimo. ”Dai dati – si legge nel volume pubblicato dal Miur – emerge una prospettiva di abbattimento progressivo delle problematiche legate alla non conoscenza della lingua, essendo la scolarizzazione degli stranieri molto elevata e vicina a quella degli italiani. Ciò, accompagnato dalla crescita continua delle seconde e in un prossimo futuro delle terze generazioni, comporterà che all’inizio del primo ciclo arriveranno progressivamente bambini già scolarizzati e con adeguate competenze linguistiche”.
La stabilità familiare e lavorativa, evidenzia ancora il rapporto, che ha determinato una accentuata presenza di stranieri nelle aree settentrionali e in alcune zone dell’Italia centrale, trova un riscontro anche nelle nasciate ”italiane” che raggiungono i valori piu’ elevati in Lombardia (40,6%), Marche (37,5%), Veneto (37,1%) ed Emilia Romagna (37%). Molise, Basilicata e Calabria presentano, invece, i valori meno elevati: rispettivamente 13,3%, 15,2% e 16,8%. In assoluto, i valori massimi appartengono alle scuole dell’infanzia delle Marche e dell’Umbria con il 78,1%. All’opposto i valori minimi sono delle scuole di secondo grado del Trentino Alto Adige con il 2,4% e del Molise con il 2,9%.
I nuovi arriviti
Se le seconde generazioni rappresentano la stragrande maggioranza degli alunni non italiani non mancano i nuovi ingressi. Nell’anno scolastico 2007-2008, sono stati circa 46mila, pari al 10% delle presenze straniere del primo e del secondo ciclo di istruzione, ad aver frequentato per la prima volta la scuola italiana. Contrariamente al quadro generale il fenomeno riguarda a livello di incidenze percentuali di presenza maggiormente le regioni meridionali e insulari. Ciò probabilmente indica sia che queste aree sono la prima meta in cui si insediano i nuclei familiari di piu’ recente immigrazione sia che presumibilmente sta cominciando una nuova fase in cui, a seguito delle variazioni nella composizione dei flussi migratori, stanno cambiando le destinazioni sul nostro territorio. Ovviamente, dal punto di vista quantitativo, la Lombardia (9.487) e il Veneto (5.331), oltre al Lazio (6.195), grazie al determinante contributo della provincia di Roma, riportano i valori assoluti più alti.
L’andamento scolastico
I ragazzi stranieri sono un po’ meno bravi, soprattutto nei primi anni di scuola, rispetto ai coetanei italiani. L’incidenza dei ripetenti stranieri è, infatti, costantemente piu’ elevata in ogni settore scolastico, ma dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado lo scarto tende a diminuire, anche se, ovviamente, i valori assoluti aumentano in modo considerevole al crescere dei livelli di scolarizzazione. Nelle primarie la percentuale è più alta rispetto che nella scuola di primo e secondo grado. Nel complesso portano ad una incidenza di ripetenti stranieri del 4,5%, mentre quella degli italiani si assesta al 3,4%.