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Seconde generazioni a quota 1 milione


Le stime della Fondazione Agnelli. "Sbagliato considerare le loro aspettative sulla base di quelle dei genitori"

 

TORINO – All’inizio del prossimo anno in Italia ci saranno un milione di figli di stranieri, nati nel nostro Paese, arrivati qui insieme ai genitori o solo in un secondo momento. È la stima presentata ieri a Torino dalla Fondazione Agnelli nel corso di Melting Box – Fiera internazionale dei diritti e delle pari opportunità per tutti.

I ricercatori, che si sono basati su dati istat e fonti anagrafiche, hanno contato all’inizio del 2007 900mila figli di immigrati, che grazie a ricongiungimenti familiari e nuovi nati sfonderanno quota un milione a gennaio 2008, con tre/quattro anni d’anticipo rispetto alle previsioni. Un’accelerazione (che non manterrà questi ritmi) dovuta principalmente alla grande regolarizzazione del 2002-2003, che ha dato stabilità giuridica, lavorativa e abitativa a numerose famiglie immigrate, e al parallelo rafforzamento dei flussi migratori intra-europei, con l’espansione molto rapida della comunità romena.

Le stime considerano i nati in Italia con almeno un genitore straniero (quindi sono inclusi i figli di coppie miste) – che rappresentano le seconde generazioni in senso stretto – e le cosiddette "generazioni frazionali": la generazione "1,75" (i giovani nati all’estero e immigrati in Italia in eta’ prescolare, ovvero 0-5 anni), la generazione "1,5" (i giovani stranieri immigrati in età comprese nella fascia 6-12 anni) e la generazione "1,25" (i giovani stranieri immigrati in età compresa tra i 13 e i 17 anni).

Oggi sono preponderanti i ragazzi che hanno iniziato il proprio percorso di socializzazione e di scolarizzazione nel Paese d’origine e quindi sono esposti difficoltà specifiche, come l’apprendimento dell’italiano, ma con il passare del tempo, crescerà la percentuale di figli di stranieri nati e interamente scolarizzati in Italia le cui aspettative tenderanno ad avvicinarsi sempre più a quelle dei coetanei italiani.

"Le seconde generazioni – osserva Marco Demarie, direttore della Fondazione – sono già oggi una realtà di dimensioni importanti. L’accelerazione della loro crescita ci chiede di accelerare i nostri tempi di reazione nel capire le domande e i problemi che esse ci porranno. Nella scuola e nella vita quotidiana stanno dimostrando voglia di fare e di crescere, di diventare cittadini a pieno titolo e persone realizzate nella vita e nel lavoro".

"Sarebbe un errore – avverte Demarie – considerare le loro aspettative sulla base di quelle dei loro genitori, immigrati di prima generazione. Se vogliamo che da loro vengano energie e risorse preziose per tutta la società italiana, bisogna sapere che ciò non potrà avvenire nella condizione di subalternità che e’ stata dei loro padri. E’ una sfida che vale la pena accettare, a dispetto dei rischi e della possibilità di conflitti”.

Elvio Pasca

24 ottobre 2007

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