Roma – 30 marzo 2012 – Equivale a 540 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 35% del Pil ‘ufficiale’, il valore dell’economia sommersa nel 2011. E circa 22,5 di quei miliardi arrivano dal lavoro degli immigrati.
È la stima contenuta in ‘L’Italia in nero’, il Rapporto sull’economia sommersa realizzato dall’Eurispes e dall’Istituto San Pio V di Roma.
Per quanto riguarda il flusso di denaro generato dal lavoro sommerso, le stime si attestano a 280 miliardi di euro circa. E’ stato ipotizzato che almeno il 35% dei lavoratori dipendenti sia ormai costretto ad effettuare un doppio lavoro per far quadrare i conti e arrivare alla fine del mese. Questo vuol dire, si legge nel Rapporto, che sono almeno 6 milioni i doppiolavoristi tra i dipendenti che, lavorando per circa 4 ore al giorno per 250 giorni, producono annualmente un sommerso di 90.956.250.000 euro.
Lo stesso calcolo e’ stato applicato agli immigrati con regolare permesso di soggiorno che lavorano in nero, che produrrebbero un sommerso di 12 miliardi di euro. Considerando invece gli immigrati clandestini si stima invece un sommerso di 10 miliardi e mezzo di euro.
Nel Rapporto si ricorda la distinzione tra economia sommersa ed evasione fiscale: l’economia sommersa comprende il complesso delle attivita’ legali di produzione di beni e servizi che non sono rilevate dalla contabilita’ nazionale, in quanto collegate a fenomeni di evasione fiscale e contributiva e di utilizzo di lavoro non regolare. L’evasione fiscale quantifica il mancato gettito dovuto all’occultamento volontario (totale o parziale) della base imponibile di un tributo.