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Aly Baba Faye: “La Carta dei valori? Offensiva”

Il sociologo: “Bastava la Costituzione”. “A cosa mira la Federazione dell’Islam italiano?” 29 aprile 2008 – “La Carta dei valori parte dal presupposto che i musulmani non sono integrabili e quindi vanno trattati in maniera diversa dagli altri cittadini. È offensiva”. Il sociologo Aly Baba Faye condanna senza appello il documento in cui si riconoscono i promotori della Federazione dell’Islam italiano .

“Perché si chiede solo ai musulmani di sottoscrivere un elenco di principi già presenti nella Costituzione? Per chi è musulmano c’è bisogno di una spiegazione particolare su come si vive in questo Paese? Puntiamo allora sull’insegnamento della Costituzione, ma per tutti, senza fare un discorso di apartheid, indirizzato solo a una comunità bollata come ignorante e potenzialmente sovversiva” dice a Stranieriinitalia.it

È anche vero che oggi il radicalismo islamico è un allarme mondiale
“Proprio per questo dobbiamo uscire dall’emotivismo dell’11 settembre e ragionare laicamente. Dobbiamo cercare di normalizzare il discorso, creare le condizioni perché ogni persona possa professare la propria fede senza calpestare i principi della Costituzione. Questa è la sfida, non la vinciamo certo chiudendo i musulmani dentro un argine, isolandoli”.

Eppure la Carta dei Valori è nata in seno alla Consulta per l’Islam
“Ma cos’è la Consulta? Potrebbe avere un ruolo importante, ma fino a oggi abbiamo visto solo un organismo nato per cooptazione, persone scelte su basi poco chiare e senza che ci si ponesse il problema di quanto fossero rappresentative”

Ma non è normale che un ministro scelga liberamente con chi consultarsi?
“Certo, ma allora bisogna chiarire una volta per tutte che nella Consulta ci sono dei consulenti del ministro e che questo non è un organo rappresentativo. Manca un momento di proposta, che non risponda solo al desiderio del ministro di avere idee o consigli, ma che serva alla società italiana nel suo complesso. Questo non si può fare con una Consulta, serve un organismo più rappresentativo”.

E come formarlo?
“Censendo associazioni islamiche, moschee, tutte le voci dell’islam italiano, senza esclusioni. E poi, attraverso  elezioni democratiche, scegliere dei rappresentanti”.

La Federazione dell’Islam non potrebbe essere una prima forma di rappresentanza?
“Dipende. L’esclusione dell’Ucoii non è un buon segnale: se è un’organizzazione sovversiva bisogna intervenire e scioglierla, ma se non è così non si può non averla come interlocutore. Il problema, comunque, è che non è ancora chiaro a cosa mira questa Federazione”.

In che senso?
“Non si capisce se è un’associazione della società civile o un movimento politico e se vuole solo porsi come interlocutore per un’intesa con lo Stato. In quest’ultimo caso, ha i numeri per rappresentare i musulmani d’Italia? Qui si rischia di creare un gruppo autoreferenziale, che parla di organizzazione ancora prima che di programmi”.

Beh, l’intesa con lo Stato è già un programma
“Si, ma si deve capire su che basi la si vuole stringere. L’intesa e ciò che ne segue può toccare  tantissimi aspetti, dall’insegnamento del Corano nelle scuole al riconoscimento dei matrimoni nelle moschee, passando per la raccolta dell’ elemosina. Insomma, dovrebbero dire qualcosa di più e ad esempio chiarire se la Federazione è il preludio a un partito di ispirazione islamica”.

Un partito musulmano sarebbe così terribile?
“Sarebbe legittimo, ma pericoloso. La fede può guidare le tue azioni, ma sono contrario all’immersione del dogma nella società civile. I musulmani dovrebbero votare liberamente per questo o quel progetto di società, non per chi dice loro come andare in paradiso”.

Elvio Pasca

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