La direttrice di Cina in Italia: "La comunità è isolata e si sente perseguitata". "Finora non ho visto grandi sforzi"
ROMA – "Non basta un giorno di freddo perché si formi il ghiaccio". Hu Lanbo, direttrice del mensile Cina in Italia, si affida a un’antica massima cinese per commentare gli scontri di a Milano. "Ieri è esplosa una tensione che covava da tempo a causa della mancanza di dialogo tra la comunità cinese, la società e le autorità italiane" spiega a Stranieriinitalia.it.
Ma in via Paolo Sarpi le autorità stavano solo applicando la legge…
"È vero, ma queste nuove regole sono piovute sui commercianti senza che ci fosse stato prima un confronto o un’adeguata campagna di informazione e stanno rendendo la loro vita difficilissima. I negozianti si vedono preclusa la possibilità di lavorare e a causa dei continui controlli si sentono vittime di una persecuzione come se fossero dei malavitosi. Questo porta all’esasperazione e a episodi gravi come quello di ieri".
Potrebbero ripetersi?
"Queste tensioni si vivono anche in altre città. A Roma, ad esempio, a piazza Vittorio, i commercianti cinesi denunciano un intensificarsi di controlli e perquisizioni che non riescono a spiegarsi e che vivono come un accanimento contro di loro. Serve una nuova strategia, cinesi e italiani devono parlare e credo che ci siamo i presupposti per farlo, il nostro è un popolo pacifico, non siamo qui per invadere l’Italia come dice qualcuno in queste ore".
Perché la comunità cinese sembra una delle più chiuse?
Uno dei problemi principali è la lingua, in genere chi arriva qui ha poca cultura, parla solo cinese e ha poche occasioni per imparare l’Italiano. Questo rende difficile anche capire le leggi e la burocrazia. Inoltre i cinesi vivono poco a contatto con gli italiani perché sono prevalentemente commercianti, piccoli imprenditori, lavoratori in proprio, mentre ad esempio per i filippini, che spesso lavorano presso le famiglie italiane, questo confronto è costante".
Come rompere questo isolamento?
Cercando il dialogo, anche alla luce del fatto che ormai c’è una seconda generazione nata qui che si sente italiana. Naturalmente devono muoversi sia la comunità cinese che le autorità italiane, ma finora da entrambe le parti non ho visto grandi sforzi. Anche il nostro giornale offre spazio per questo confronto: usciamo in cinese e italiano e analizzeremo quello che è successo ieri da entrambi i punti di vista".
(13 aprile 2007)
Elvio Pasca