Roma, 5 aprile 2022 – Continua in Parlamento la discussione rispetto agli oltre 700 emendamenti presentati sullo Ius Scholae. La cosa, però, non spaventa il relatore della proposta Giuseppe Brescia, presidente 5S della commissione Affari costituzionali, che si dice fiducioso e convinto che la “società sia ormai pronta per questa riforma”.
Ius Scholae, Brescia: “La società è pronta per questa riforma”
In un’intervista rilasciata a L’Avvenire, Brescia ha spiegato che, a suo parere, la strada intrapresa per far approvare lo Ius Scholae è quella giusta. “Penso sia davvero adeguato perché punta l’attenzione su un percorso che la scuola italiana, di fatto, fa già. Rappresenta il riconoscimento del lavoro di inclusione e integrazione di questi ragazzi portato avanti da insegnanti ed educatori. Il testo è stato apprezzato perché è un ottimo punto di sintesi e fa breccia non soltanto nel centrosinistra, ma anche in alcune aree del centrodestra. È stato votato anche da Fi ad esempio. Mancando così poco alla fine della legislatura, è importante avere una maggioranza larga per l’approvazione definitiva entro quel termine
Abbiamo appena creato il fascicolo degli emendamenti. Domani saremo in grado di dare le ammissibilità, ma già da ora possiamo dire che moltissimi non saranno ammessi. La conferenza dei capigruppo ha inserito il provvedimento nel programma d’aula di maggio. Dobbiamo cercare di mantenere intatti i principi del testo per trovare subito la quadra e magari allargare il consenso ai partiti che finora si sono astenuti, come Alternativa e Coraggio Italia. Hanno chiesto solo un perfezionamento tecnico. Siamo pronti a discutere nel merito queste proposte con l’obiettivo di avere un consenso ancora più ampio sulla proposta da inviare al Senato”. Gli emendamenti, infatti, non mancano, e sembrano più indirizzati a creare ostruzionismo che altro.
Brescia: “Lo dobbiamo a chi aspetta da tempo”
“La maggior parte sì, sono per far ostruzionismo. Vengono da gruppi che avversano da sempre la legge (come Lega e FdI). Alcuni come quelli che propongono test su sagre e canzoni italiane sono un insulto alle difficoltà che vivono questi ragazzi e al loro percorso scolastico. Per gli altri serviranno scelte equilibrate. Qualcuno chiede di stringere un po’ le maglie (ad esempio vincolando la norma al superamento di un ciclo scolastico invece che alla frequenza), altri di allargarle, magari togliendo dei requisiti come la continuità della residenza. Credo sarà determinante mantenere l’equilibrio raggiunto. L’obiettivo deve essere quello di non snaturare troppo il testo base”, ha sottolineato. Altri, invece, sostegno che questo provvedimento sia solamente uno Ius soli mascherato.
“È una visione miope, ideologica, di chi non sa che dire davanti a una proposta concreta come questa. Non si può dire che chi è nato qui e ha frequentato per 5 anni una scuola italiana non meriti il riconoscimento di quello che è un suo diritto.
La legge fotografa semplicemente la nostra società per come è cambiata negli ultimi trent’anni. Quella attuale non tiene conto delle persone arrivate in quest’arco di tempo, né dei loro figli. Molti di loro non hanno mai visto il Paese di origine dei genitori, parlano soltanto italiano, spesso i dialetti delle nostre comunità. Si tratta solo di riconoscere una realtà oggettiva”. Secondo Brescia, poi, dietro alla contrarietà espressa nei confronti dello Ius Scholae c’è una posizione ideologica. “Lega e FdI sono sempre stati molto duri su questi temi, facendone propaganda e legando la questione della cittadinanza all’immigrazione e alla sicurezza. Un’impostazione in cui non posso riconoscermi. Credo però che siano anche in difficoltà perché questa proposta supera la loro retorica e si base su dati oggettivi.
In base alle audizioni e ai dati arrivati la platea dei favorevoli dovrebbe essere compresa tra 800mila e 1,1 milione di ragazzi. È nostra intenzione lavorare per una norma che riconosca sin da subito la cittadinanza a chi ha già adesso i requisiti. Il margine politico c’è. Serve a chi la aspetta da tempo, non ai partiti. Non è un progetto di bandiera, ma un’idea di società. Il campo progressista deve riempirsi di contenuti concreti, questo è uno dei tanti, ma non è un tema da campagna elettorale. È solo l’occasione per tutta la politica di accorciare il divario con la società”, ha detto in conclusione.
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