Roma, 17 ottobre 2025 – La tensione tra Bruxelles e Roma si riaccende sul dossier migranti. In una lettera ufficiale indirizzata al commissario europeo per le migrazioni Magnus Brunner, gli eurodeputati del Partito Democratico Alessandro Zan e Cecilia Strada, insieme alla socialdemocratica tedesca Birgit Sippel e ad altri 54 europarlamentari appartenenti ai gruppi S&D, Greens e The Left, chiedono l’avvio di una procedura d’infrazione nei confronti del governo italiano per le gravi violazioni del diritto europeo commesse in Albania.
“Il commissario Brunner non faccia orecchie da mercante: Giorgia Meloni in Albania ha violato il diritto europeo, come denunciamo da mesi con interrogazioni parlamentari, e la Commissione ammette che ne è al corrente. Ora ci aspettiamo misure concrete”, affermano Zan e Strada.
Secondo i firmatari, l’esecutivo italiano ha messo in piedi un sistema di gestione delle migrazioni che non rispetta la giurisdizione europea, prevedendo rimpatri direttamente dal territorio albanese, in violazione del diritto dell’Unione. Questo “modello Meloni” creerebbe una “zona grigia” fuori dal perimetro della legalità europea, in cui le persone migranti sono private delle tutele garantite dalla Carta dei diritti fondamentali e dalle convenzioni internazionali.
La Corte di giustizia dell’Ue ha già dichiarato l’incompatibilità del modello con il diritto comunitario, mentre anche la Corte di Cassazione italiana ha recentemente chiesto un pronunciamento sulla legittimità dei CPR in Albania.
Nonostante ciò, la Commissione europea, pur informata attraverso varie interrogazioni parlamentari, finora si è limitata a “monitorare” la situazione, un atteggiamento definito dai deputati “inaccettabile” perché rischia di trasformarsi in una “complicità per inerzia”.
“La Commissione deve difendere i Trattati, non fare da spettatrice a queste violazioni evidenti. È tempo che agisca, adottando misure concrete. In ballo non ci sono solo i diritti delle persone migranti, ma la credibilità dell’Unione europea come spazio di libertà, democrazia e diritto”, concludono i firmatari.


