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Sacconi: “Non è possibile una regolarizzazione generalizzata”

"Resa più agevole regolarizzazione badanti"

ROMA, 12 luglio 2009 – ”Non era possibile, e non e’ possibile, pensare a una regolarizzazione generalizzata per tutti i lavoratori clandestini, perche’ il nostro mercato del lavoro non sarebbe in grado di recepire altri flussi di lavoratori immigrati in questo momento”.

Cosi’ il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha spiegato ai microfoni di ‘Radio24’ la scelta del governo di un provvedimento rivolto a fare emergere il ‘nero’ nel settore del lavoro domestico e della cura delle persone. ”Noi – ha proseguito il ministro – dobbiamo anzi operare in modo tale da consentire che rimangano nel nostro paese solo coloro che sono regolarmente venuti per un progetto di vita e che sono i piu’ vulnerabili in questo momento di riduzione dei posti di lavoro”.

”Il provvedimento ha lo scopo di promuovere l’emersione dei rapporti di lavoro che hanno un contenuto di cura con particolare riguardo alla non autosufficienza e in generale alla famiglia”. Molti di questi rapporti sommersi, rileva Sacconi, ”sono determinati dalla clandestinita’ e in questo caso la regolarizzazione e’ resa agevole, anche se verranno verificati soprattutto le caratteristiche del datore di lavoro straniero affinche’ non vi siano forme elusive. In questo caso -sottolinea- dovra’ avere da cinque anni un titolo regolare in base al quale si trova nel nostro Paese. Il provvedimento consentira’ anche di dare regolarita’ a rapporti di lavoro domestico con cittadini italiani e comunitari”.

Il ministro ha aggiunto: ”il problema, come e’ noto, esisteva da tempo. E pero’ era doveroso far precedere questa soluzione da un provvedimento credibile contro la clandestinita’. Il provvedimento sulla sicurezza ha oggettivamente creato una cesura rispetto a decenni di flussi migratori subiti, a fenomeni di ingresso clandestino che non sono stati sufficientemente contrastati. Ora proprio questo provvedimento sulla sicurezza ci consente di provvedere a una normativa per la transizione”, conclude Sacconi.

s.c.

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