Il ministro dello Sviluppo economico risponde a Maroni suggerendo di affrontare i problemi che esistono senza pregiudizi
Roma – 5 agosto 2009 – L’ipotesi di ampliare la regolarizzazione di colf e badanti ad altri lavoratori stranieri era un ragionamento ”non ideologico ma pragmatico”, dettato anche dalla preoccupazione per i possibili danni che ”si procurerebbe a molte piccole e medie imprese soprattutto del centro-nord non tenendo conto del problema” e ”non pensavo di suscitare tante discussioni”. Lo dice, in un’intervista all’Ansa, il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola replicando implicitamente al suo collega dell’Interno Roberto Maroni, secondo il quale la sua proposta ”è respinta”.
”Considero tutte le opinioni utili e importanti – dice Scajola – anche se in qualche caso avrei gradito un tono più pacato. Rispetto per altro la posizione della Lega che su questa materia ha fatto da sempre una battaglia identitaria”. ”Ma vorrei ricordare – aggiunge – anche a qualche collega e amico, che per quanto riguarda il Pdl e la collegialità dell’azione di governo il potere eventualmente di respingere o accogliere una proposta compete a una sola persona, che si chiama Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio. Tutto qui, e non è poco”.
Scajola si mostra sorpreso delle polemiche nel governo sul tema dell’immigrazione. ”Quando ho provato a dire delle cose che mi sembrano di buon senso sul tema dell’immigrazione clandestina, non pensavo di suscitare tante discussioni. Ma considero positivo il fatto che si sia aperto un dibattito sul tema che ho sollevato”. Il ministro però tiene ad essere preciso sui termini della questione: ”Non chiedevo e non chiedo affatto una linea più ‘morbida’ verso l’immigrazione clandestina e la criminalità che ne deriva. Tentavo invece un ragionamento, non ideologico ma pragmatico. Abbiamo introdotto una nuova legge, che condivido, che istituisce il reato di immigrazione clandestina”.
Il punto, dunque, è che fare di quelli che sono già in Italia, che lavorano, ma non sono in regola con il permesso di soggiorno. Scajola vede ”tre possibilità: cacciarli dai loro posti di lavoro con espulsioni di massa, ammesso che sia possibile, e condannare i loro datori di lavoro; costringere i lavoratori a vivere di attività illecite o criminali; oppure chiudere gli occhi e fare finta di nulla continuando come oggi e, quindi, disapplicando di fatto la legge che noi stessi abbiamo voluto; oppure studiare qualche forma di soluzione, come abbiamo fatto, giustamente, per le badanti. Una soluzione che sarebbe un vantaggio anche per l’economia e per l’erario”.
”Io credo – aggiunge il ministro – che il dovere di chi governa sia affrontare i problemi che esistono, senza pregiudizi: gli ideologi vorrebbero piegare la realtà ai loro desideri, noi da liberali sappiamo che le nostre idee devono ogni giorno essere messe in discussione dal confronto con la realtà. E quindi siamo pronti anche a cambiare idea, quando è giusto farlo”. La principale preoccupazione riguarda le imprese.
”Come ministro dello Sviluppo Economico – sottolinea Scajola – avverto la responsabilità del danno che si procurerebbe a molte imprese piccole e medie, soprattutto nel Centro-Nord, se non si tenesse conto di un problema che le riguarda direttamente: il ricorso alla manodopera straniera è per molte di esse una necessità di sopravvivenza. I settori interessati sono molti: dal turismo alla ristorazione, dall’agricoltura all’edilizia, dalle attività industriali ad altri comparti produttivi per i quali è sempre più difficile trovare manodopera italiana disponibile”.
"Come cristiano avverto il dovere di coniugare sempre al giusto rigore la solidarietà verso chi è in una situazione difficile. Come membro del governo della Repubblica avverto l’obbligo di dire la verità ai cittadini, che questo si aspettano da noi. Le mie riflessioni – risponde Scajola – sono volte a porre un problema che esiste, non a fornire una soluzione che fra l’altro non tocca a me individuare".