A settembre la sesta edizione dell’evento ROMA, 11 agosto 2009 – Gli Harragas dell’algerino Merzak Allouche sono i clandestini che hanno bruciato i documenti d’identita’. I Gordos di Daniel Sanchez Arevalo gli ingordi del benessere, gli obesi. La Horde dei francesi Yannic Dahan e Benjamin Rocher e’ un esercito di zombie, immigrati e derelitti confinato ai margini di una metropoli moderna. "Desert Flower" e’ la bella metafora scelta da Sherry Horman per parlare delle donne somale, vittime del patriarcato tribale e dell’infibulazione.
Sono solo alcuni dei protagonisti della sesta edizione delle ‘Giornate degli Autori’ (dal 3 al 12 settembre al Lido di Venezia), mai come quest’anno trasformate, da patria della diversita’ linguistica e produttiva, in una succursale del reale e delle sue sfaccettature.
"Le storie e i personaggi hanno preso il sopravvento, hanno scritto il copione al posto nostro, si sono conquistati spazio ed attenzione ben oltre le attese della vigilia, fino a creare un percorso affine alle ansie e alle speranze che abitano questo mondo", afferma il direttore Giorgio Gosetti. Non a caso una sezione nella sezione delle Giornate e’ stata ribattezzata "I film della realta’", ed ospita 5 documentari italiani agli antipodi per temi e affini per ambizione: testimoniare con creativita’. "L’amore e basta" di Stefano Consiglio (il film sara’ distribuito in Italia dalla Lucky Red, anche produttrice con la BiBi film) e’ il diario di bordo del regista, che ha percorso in lungo e in largo l’Europa alla ricerca dei campioni della diversita’ e delle loro storie di coppia. "Vittorio D." e’ il semplice ed eloquente titolo di un cineritratto sul grande De Sica, firmato dalla coppia Mario Canale-Annalisa Morri.
"Di me cosa ne sai" di Valerio Ialongo, prodotto da Cinecitta’ Luce e Ameuropa, e’ il frutto di cinque anni di interviste, incontri, vicende esemplari attorno alla domanda: come sta il cinema italiano? In "Ragazze, la vita trema", l’esordiente Paola Sangiovanni filma un’interessante pagina di storia sul movimento femminista italiano; mentre Marina Spada, apprezzata autrice di "Come l’ombra" racconta vita ed eredita’ della poetessa Antonia Pozzi, morta suicida a Milano il 3 dicembre 1938, all’indomani delle leggi razziali.