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Coldiretti: “Nei campi attesa per 80mila stagionali”

"Senza pubblicazione del decreto flussiil 10% del raccolto resta nei campi" Roma, 1 marzo 2010- ”C’è forte apprensione nelle aziende agricole per il ritardo al via libera all’ingresso di 80mila lavoratori stagionali immigrati dai quali dipende il 10 per cento dei raccolti nelle campagne italiane dove stanno per iniziare i lavori di preparazione della primavera”.

E’ quanto afferma la Coldiretti, in occasione dello primo ‘sciopero degli immigrati’, nel sollecitare la tempestiva pubblicazione del decreto flussi 2010 in gazzetta ufficiale ”poiche’ il ritardo rischia di danneggiare settori di grande rilevanza per il Made in Italy agroalimentare. Dopo la pubblicazione del decreto occorrera’ infatti attendere – sottolinea la Coldiretti – gli altri adempimenti amministrativi che, tra nulla osta dello Sportello Unico presso la Prefettura e il rilascio del visto presto i Consolati all’estero, richiederanno almeno altri sessanta giorni.Troppi per il settore agricolo che -afferma la Coldiretti- deve confrontarsi con i tempi dettati dall’andamento stagionale delle produzioni”.

”La maggioranza dei lavoratori stagionali extracomunitari -sottolinea la Coldiretti- trovera’ infatti occupazione in agricoltura che, insieme al turismo e all’edilizia, e’ il settore con maggiori opportunita’ occupazionali per questi lavoratori indispensabili nello svolgimento della generalita’ delle lavorazioni stagionali e sopratutto per le grandi campagne di raccolta delle principali produzioni Made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino fino, ma anche negli allevamenti”.

”Anche quest’anno e’ prevista la procedura informatica con domande di ingresso on line che evitano le lunghe file alle poste del passato, secondo la Coldiretti che lo scorso anno e’ stata l’associazione che ha presentato il maggior numero di domande ed e’ impegnata nelle proprie strutture territoriali a raccogliere le rihieste dei datori di lavoro”, prosgue Coldiretti. ”Con circa il 10 per cento di extracomunitari sul totale dei lavoratori agricoli e’ nelle campagne dove la presenza di immigrati evidenzia una incidenza tra le piu’ elevate dei diversi settori economici, secondo il XIX Rapporto Caritas/Migrantes sull’immigrazione al quale ha collaborato la Coldiretti.

Sono 90.091 i rapporti di lavoro in agricoltura identificati come extracomunitari negli archivi INPS ed appartengono a 155 diverse nazionalita’ anche se a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura -sostiene la Coldiretti- sono principalmente nell’ordine gli albanesi (17,2 per cento), i marocchini (12,6%) e a sorpresa gli indiani (13,8 per cento) che trovano occupazione soprattutto negli allevamenti del nord per l’abilita’ e la cura che garantiscono alle mucche”.

”Sono molti i ‘distretti agricoli’ dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso -aggiunge la Coldiretti- della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove a svolgere l’attivita’ di ‘bergamini’ sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia”, continua la Coldiretti.

”Secondo una analisi della Coldiretti, il ruolo dei lavoratori extracomunitari nella produzione dei formaggi piu’ tipici del Made in Italy, nelle campagne di raccolta di ortaggi e frutta e nelle vendemmie dei vini piu’ prestigiosi e’ senza dubbio piu’ rilevante rispetto alla media delle produzioni agricole italiane. Sono circa 30mila le aziende agricole italiane che secondo la Coldiretti assumono lavoratori extracomunitari con albanesi, indiani, marocchini, tunisini, macedoni che sono le principali nazionalita’ dei lavoratori extracomunitari impegnati in agricoltura dove prevalgono i rapporti di lavoro stagionali per le caratteristiche proprie del lavoro nei campi legato ai tempi di raccolta delle produzioni”.

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