La giunta di centrodestra vuole modificare il regolamento. Esame in comune per nuove attività e subentri
Roma – 2 marzo 2010 – Per aprire un bar, un pub o un ristorante a Prato bisognerà superare un test di italiano. Lo prevede una modifica al regolamento comunale del commercio su cui sta lavorando la giunta di centrodestra del comune toscano, uno dei più muti etnici d’Italia.
Oggi, per aprire un pubblico esercizio a Prato, basta un’esperienza almeno biennale in un bar o in un ristorante , un corso di formazione presso le associazioni dei commercianti o l’iscrizione al Registro esercenti il commercio (Rec). Ma secondo l’assessore allo sviluppo economico Roberto Caverni, che ha proposto la modifica, questi requisiti sono insufficienti.
“In nessun caso possiamo essere sicuri che gli stranieri che presentano una dichiarazione di inizio attività conoscano l’italiano — spiega oggi l’assessore sul quotidiano La Nazione — Chi ha fatto pratica, ad esempio, potrebbe aver lavorato in un ristorante cinese e sapere poco o nulla della nostra lingua. Quanto ai corsi di formazione nelle associazioni di categoria, ci sono stranieri che li frequentano e danno l’esame finale in altre città dove si può essere aiutati da un mediatore culturale, quindi alla fine la conoscenza dell’italiano è relativa”.
Secondo l’assessore, la conoscenza dell’Italiano sarebbe anche una garanzia di igiene e sicurezza. Caverni cita ad esempio il manuale di autocontrollo (Haccp) sulla pulizia o la conservazione degli alimenti, che ogni titolare è tenuto a conoscere e aggiornare per superare i controlli di Nas e Asl. Di qui la nuova trafila prevista dal regolamento. E chiede: "Come può rispettare le regole chi non sa l’italiano?"
Aspiranti baristi e ristoratori saranno esaminato dai mediatori del Comune, che rilasceranno loro un attestato di superamento del test di italiano, da allegare alle richieste di apertura di nuove attività e a quelle di subentro. Saranno però esentati gli stranieri che hanno conseguito un titolo di studio in Italia.
EP