Dal 1 gennaio al 4 aprile sbarcati in Italia 170 clandestini. Nello stesso periodo del 2009 furono 4.573 Roma, 19 luglio 2010 – E’ trascorso poco piu’ di un anno (era il 2 luglio 2009) dall’approvazione definitiva al Senato del ddl sicurezza con il quale il governo, tra l’altro, introduceva il reato di immigrazione clandestina, il prolungamento fino a 180 giorni della permanenza nei Cie, i Centri di identificazione ed espulsione, degli extracomunitari che entrano in Italia senza permesso di soggiorno.
Da allora, anche in virtu’ degli accordi attuati dal governo Berlusconi con la Libia e con altri Paesi dai quali originano o transitano i flussi migratori clandestini, gli sbarchi si sono praticamente "ridotti a zero", come piu’ volte ha sottolineato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Dal 1 gennaio al 4 aprile di quest’anno, ha annunciato Maroni nel corso di un’audizione presso il Comitato Schengen, in Italia sono sbarcati solamente 170 immigrati clandestini, a fronte dei 4.573 sbarcati nello stesso periodo del 2009, una diminuzione pari al 96%.
Nella stessa circostanza, Maroni annuncio’ anche l’intenzione di aprire dei nuovi Cie in regioni che ancora non dispongono di Centri attrezzati, quali il Veneto, la Toscana, la Campania e le Marche. Poco piu’ di un mese fa, il titolare del Viminale, parlando di uno dei simboli delle cronache drammatiche di questi ultimi anni in materia di immigrazione, il Centro di identificazione di Lampedusa, annuncio’ che era "vuoto", rivendicando cosi’ l’efficacia, a suo giudizio, dell’azione del governo. Le cifre, almeno sul fronte degli sbarchi sulle coste, del resto, parlano chiaro: "in un anno sono stati respinti in Libia 850 clandestini, ma non ne sono arrivati 35mila, grazie all’accordo che abbiamo stipulato con Tripoli", ricordo’ a maggio Maroni.
Secondo i dati ufficiali del Viminale, dal 2005 al 2008 (pur con un lieve calo nel biennio 2006-2007), l’escalation degli sbarchi di immigrati clandestini sulle coste italiane, sembrava inarrestabile: 22.939 nel 2005, +68% rispetto all’anno precedente; 22.016 nel 2006, -4%; 20.455 nel 2007, -7%; 36.951 nel 2008, +81%. Gia’ nel 2009, gli sbarchi si erano ridotti a 9.573, -74% rispetto al 2008, e, in particolare, nel periodo dal 5 maggio al 31 dicembre, quando presero l’avvio i respingimenti in Libia, principale luogo di partenza dei ‘barconi della disperazione’, gli sbarchi erano stati 3.185, -90% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.
Del resto, come ha riconosciuto Laurence Hart, capo missione a Tripoli dell’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, in virtu’ dell’accordo tra Italia e Libia, "siamo in una fase di transizione, non ci sono ancora nuove rotte". Si parla, ha aggiunto Hart, "di una nuova rotta attraverso Israele, ma e’ evidentemente molto pericolosa e non e’ una rotta suscettibile di essere usata su larga scala". Una condizione, quella della ‘fragilita” della tregua sul fronte dei traffici via mare, riconosciuta dallo stesso Maroni, per il quale il controllo delle frontiere del resto del Mediterraneo "e’ ancora troppo debole".
A smorzare gli entusiasmi del ministro dell’Interno e della maggioranza sul fronte del contrasto all’immigrazione clandestina e’ intervenuto pero’ l’ex ministro dell’Interno e attuale presidente della Commissione Antimafia, Giuseppe Pisanu, che recentemente, in un’intervista al Sole 24 Ore, ha sottolineato come: "si fa passare per blocco dell’immigrazione clandestina la drastica riduzione degli sbarchi, che rappresentano solo il 5-10% dell’immigrazione clandestina, tant’e’ che lo stesso Maroni -dice Pisanu- riconosce che gli immigrati sono aumentati di 500mila unita’ solo nell’ultimo anno". Dopo L’ampedusa, infatti, la ‘nuova frontiera’ dell’immigrazione clandestina sembra essersi spostata a nord, in particolare all’aeroporto di Malpensa.
"E’ ora la prima frontiera, avendo superato Lampedusa, che e’ uscita dal circuito del traffico di esseri umani", ha spiegato lo stesso Maroni pochi giorni fa in un incontro pubblico proprio presso lo scalo milanese. Come ha spesso fatto nel corso degli ultimi due anni, il titolare del Viminale, sempre nella stessa occasione, e’ tornato a chiedere un maggiore coinvolgimento dell’Europa. Oltre alla richiesta di sviluppare, in sede di Unione europea, politiche piu’ efficaci di cooperazione allo sviluppo e il potenziamento di Frontex, l’Agenzia europea per le frontiere esterne, che a giudizio di Maroni rischia di diventare un "eurocarrozzone", il ministro dell’Interno ha chiesto di rendere omogenee in tutta Europa le norme di diritto d’asilo che attualmente penalizzano quei Paesi di primo ingresso degli immigrati clandestini. "Oggi – sostiene Maroni – tutto il carico rimane sui Paesi di primo ingresso e le procedure non sono disegnate nell’interesse dei richiedenti asilo e di quei Paesi di frontiera che sono i piu’ penalizzati".