La Santa Sede preoccupata per l’"esternalizzazione" delle domande in Paesi a rischio
Roma – 7 ottobre 2010 – L’impegno costante in favore dei rifugiati, la preoccupazione per i respingimenti in Paesi che non rispettano i diritti umani e la pratica della detenzione dei richiedenti asilo.
Questi i temi al centro dell’intervento, ieri, di mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, alla 61.ma sessione del Comitato esecutivo dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
"A preoccupare maggiormente la Santa Sede – spiega Radio Vaticana – è la tendenza di alcuni Paesi sviluppati ad esternalizzare le procedure di determinazione dello status, specialmente in quei luoghi in cui si registrano più spesso violazioni dei diritti umani, in cui i richiedenti asilo vengono separati dalle famiglie e incarcerati e sono detenuti perfino i bambini".
"La strada da fare è ancora molta – ha detto Tomasi – l’ultimo rapporto sulle priorità strategiche globali, infatti, ha evidenziato la presenza di 1777 relazioni di respingimento in almeno 60 Paesi". Una situazione che – ha aggiunto – ”ci mette faccia a faccia con un deficit di considerevoli proporzioni nell’attività di protezione".
Tomasi ha ricordato poi la situazione degli sfollati: un numero che è cresciuto in maniera esponenziale quest’anno a causa del sisma ad Haiti e delle alluvioni in Pakistan. ”Occorre – ha detto – trovare soluzioni rapide ed efficaci come i programmi di reinsediamento e i rimpatri volontari: è questa la sfida che l’Unhcr deve prepararsi ad affrontare in futuro".