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Futuro incerto per i precari dell’immigrazione

Nessuna novità per i seicentocinquanta lavoratori a termine di Questure e Prefetture. Scadono a fine anno, il governo aveva promesso un rinnovo

Roma – 22 ottobre 2010 – Avevamo lasciato i precari dell’immigrazione la scorsa estate, con una buona notizia. Il 29 luglio, a sorpresa, il governo aveva accolto un ordine del giorno della  Camera che lo impegnava a rinnovare per un anno i contratti di questi seicentocinquanta lavoratori ormai indispensabili per Questure e Sportelli Unici.

Da allora cosa è cambiato? “Niente. Il governo finora non ha fatto ancora nulla. C’è stata anche un’ interrogazione,  ma il governo ancora non ha risposto. Ad oggi, ci pende sulla testa la scadenza del contratto, fissata al 31 dicembre 2010” spiega Cristiano Ceccotti, copresidente del comitato in cui si sono riuniti i precari.

Questi lavoratori di scadenze (e proroghe) ne hanno viste tante. Secondo i calcoli del Comitato, tra loro ci sono veterani che hanno già firmato una ventina di contratti.

 I primi furono chiamati come interinali nel 2003, per dare una mano con la regolarizzazione legata alla legge Bossi-Fini, in molti casi con contratti rinnovati di mese in mese. Poi passarono a contratti trimestrali, sempre da interinali, finchè, superato un concorso, ebbero un posto a tempo determinato. Due anni di contratto, un rinnovo di un altro anno e ora non si sa.

“Con questa incertezza non si può programmare il lavoro di Questure e Sportelli Unici. Non sappiamo ancora se davvero ci rinnoveranno, e se così sarà di dovrebbe però parlare anche della nostra stabilizzazione. L’immigrazione non è un’emergenza che a un certo punto scompare, gli uffici che se ne occupano devono avere un organico adeguato e stabile” dice Ceccotti.

Intanto i sindacati fanno fronte comune. Cgil, Cisl e Uil chiedono a Maroni un tavolo di confronto e hanno indetto per il 29 ottobre volantinaggi davanti a Prefetture e Questure per informare l’opinione pubblica. Il problema, infatti, non riguarda solo i seicentocinquanta che rischiano il posto, ma anche immigrati e datori di lavoro che avranno a che fare con uffici paralizzati dalla mancanza di personale.

Elvio Pasca

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