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Appello all’Onu contro le mutilazioni genitali

Anche Clio Napolitano tra le promotrici: “Violano i diritti umani”. In Italia sono un reato, anche se fatte all’estero

Roma – 16 novembre 2010 – C’è anche Clio Napolitano, moglie del Presidente della Repubblica , tra le promotrici di un appello all’Onu per mettere al bando in tutto il mondo le mutilazioni genitali femminili. Questo il testo pubblicato ieri dal quotidiano americano ‘Herald Tribune’.

Noi, firmatari di questo appello, attivisti dei diritti umani, cittadini di ogni parte del mondo, uniti, dopo anni di lotta affinché le mutilazioni genitali femminili vengano riconosciute e condannate come violazione del diritto umano all’integrità fisica, e consapevoli che una messa al bando da parte delle Nazioni Unite darà forza e slancio rinnovati agli sforzi ancora necessari per metter fine a tali pratiche in tutto il mondo,

chiediamo alla 65esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite di adottare una Risoluzione che metta al bando le mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo;

chiediamo a tutti i governi, a tutte le organizzazioni internazionali e regionali di sostenere e promuovere l’adozione di tale Risoluzione entro il 2010;

invitiamo tutti i cittadini del mondo a sostenere questa iniziativa e a firmare l’appello per porre fine a questa diffusa e sistematica forma di violenza perpetrata contro le donne e le ragazze, in violazione del loro fondamentale diritto all’integrità fisica e personale".


Clio Napolitano ha promosso l’appello insieme ad altre quattro first lady africane: Chantal De Souza Yayi, del Benin; Mariana Mane Sanha, della Guinea Bissau; Janet Kataha Museveni, dell’Uganda; Chantal Compaore’, del Burkina Faso. Seguono le firme di altre sei donne con alte responsabilità politiche e istituzionali nel mondo: Moushira Khattab, Ministro della Famiglia e della Demografia dell’Egitto; Raid Fahmi, Ministro della Scienza e della Tecnologia dell’Iraq; Maha Mint Mouknass, Ministro degli Esteri della Mauritania; Hicham El Tall, Ministro della Giustizia di Giordania; Mariam Lamizana, Presidente del Comitato Inter-Africano; Emma Bonino, Vice Presidente del Senato in Italia.


Le mutilazioni genitali femminili in Italia
Negli ultimi anni, l’immigrazione ha portato  anche in Italia l’orrore delle mutilazioni genitali femminili. Dall’Africa e del Medio Oriente arrivano donne che hanno subito infibulazioni, escissioni e clitoridectomie e bambine candidate alla stessa sorte delle loro madri, con operazioni fatte qui, in ambulatori improvvisati all’interno delle comunità, o durante viaggi in patria.

Il ministero della Salute stima 90 mila vittime, tra reali e potenziali, soprattutto immigrate egiziane e nigeriane. La pratica delle mutilazioni genitali femminili è un reato: per i colpevoli c’è la  detenzione da 4 a 12 anni, la sanzione aumenta di un terzo quando la vittima è minorenne e si può punire l’autore anche quando l’intervento è eseguito all’estero su una cittadina italiana o straniera residente in Italia. Il personale medico rischia inoltre la radiazione dall’albo e la sospensione dell’esercizio della professione.

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