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Treviso. Insulti razzisti al baby calciatore

Alcuni genitori dei bambini della squadra avversaria se la prendono con un bimbo di colore. La Figc: "Vanificato il lavoro per l’educazione"

Roma – 25 marzo 2011 – Razzismo a una partita tra bambini, protagonisti i loro genitori.

È successo sabato scorso, su campo di calcio di Casier, nel Trevigiano, dove si fronteggiavano i padroni di casa del Casierdosson e gli ospiti dell’U.S. Silea. Squadre del campionato esordienti, tutti bambini al sotto dei tredici anni per le quali non sono previste classifiche finali, proprio in nome di un impegno sportivo non agonistico dove l’importante è partecipare.

Nel Casierdosson gioca anche un dodicenne di colore, diventato oggetto del razzismo di un gruppo di genitori della squadra avversaria, durante e dopo la partita. Il referto dell’arbitro parla chiaro: “Insulti discriminatori di origine razziale”, tanto che l’U.S. Silea è stato condannato dal giudice sportivo a pagare un’ammenda di seicento euro.

“Un fatto di gravità inaudita. Vogliamo parlare con la società e capire ogni dettaglio di quello che è accaduto. Ma il giudice sportivo aveva in mano un referto dettagliato. Un fatto come questo rovina tutto il lavoro che si fa per l’educazione” commenta oggi sulla Tribuna di Treviso il delegato provinciale della Figc Ulderico Salvestrin. 

Diversa la versione di Dario Liberale, presidente dell’US Silea: “Quel referto è uno scandalo. Non è successo nulla di quello che è stato scritto, io ero sugli spalti. Faremo ricorso e porterò a testimoniare anche i genitori del Casierdosson”.

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