In vigore le nuove norme per chi si trattiene al massimo tre mesi per visite, affari, turismo e studio. Ecco cosa si deve fare
ROMA – Meno burocrazia per uomini d’affari, turisti e studenti extracomunitari che vengono a passare brevi periodi in Italia. Come già succede in altri paesi europei, non perderanno più tempo e denaro per chiedere il permesso di soggiorno, ma dovranno solo informare le autorità che sono arrivati.
È arrivata venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale ed è in vigore dal 2 giugno la nuova legge sui soggiorni di breve durata.
Ormai non è più richiesto il permesso di soggiorno se si rimane al massimo tre mesi per visite, affari, turismo e studio. Questo non vuol dire che chiunque può varcare liberamente le nostre frontiere: a meno che non ci siano accordi particolari con il proprio Paese d’origine, rimane indispensabile un visto d’ingresso, altrimenti si è clandestini.
I cittadini stranieri dovranno comunque comunicare la loro presenza, rivolgendosi immediatamente alla polizia di frontiera o andando entro otto giorni in Questura nel caso in cui arrivino qui passando da altri Paesi dell’area Schengen. Un decreto del Viminale definirà meglio questa procedura, probabilmente prevedendo un modulo unico per la dichiarazione di presenza, ma è probabile che finchè non verrà emanato ogni questura si organizzerà come può. Il consiglio, per chi arriva in Italia, è di informarsi subito sui passi da fare rivolgendosi alla polizia di frontiera.
Comunque vada fatta, ricordate che la dichiarazione di presenza è indispensabile. A meno che il ritardo non sia giustificato da cause di forza maggiore, chi non la fa nei termini previsti dalla legge rischia infatti un’espulsione, così come chi si trattiene oltre la validità del visto con cui è entrato in Italia.
(4 giugno 2007)
Elvio Pasca