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Flussi. Il governo: “Impossibile programmare”

L’esecutivo non emana il documento triennale sull’immigrazione previsto dal Testo Unico. Il sottosegretario Viale: “Colpa della crisi economica, meglio decidere ingressi anno per anno”. Zaccaria (Pd): “Ignorano la legge e il Parlamento”

Roma – 9 giugno2011 – A causa della crisi economica, il governo non è in grado di programmare “a lungo termine” (appena tre anni) le sue politiche sull’immigrazione e, di conseguenza, gli ingressi per lavoro. Preferisce andare avanti con decreti flussi emanati anno per anno con una procedura d’urgenza. E sottratti completamente al controllo del Parlamento.

Lo ha spiegato ieri il sottosegretario all’Interno Sonia Viale, intervenuta alla Camera dei Deputati per spiegare perché il “documento programmatico sull’immigrazione”, previsto dalla legge, è latitante da diversi anni.

Secondo il Testo Unico, il governo dovrebbe predisporre ogni tre anni, e sottoporre al parere delle commissioni parlamentari competenti, un documento programmatico che, tra le altre cose, individua anche “i criteri generali per la definizione dei flussi di ingresso”. Sulla base di questo documento, ogni anno andrebbero programmati con un decreto gli ingressi per l’anno successivo.

L’ultimo documento triennale approvato in Italia riguarda però gli anni 2004-2006, e questo ha fatto sì che da allora i flussi d’ingresso abbiano sempre seguito l’ iter di emergenza previsto dallo stesso Testo Unico. Se manca quel documento, il Presidente del Consiglio dei Ministri, può infatti “provvedere in via transitoria, con proprio decreto, nel limite delle quote stabilite per l’anno precedente”.

A fine gennaio Roberto Zaccaria, deputato del Partito Democratico, ha presentato una risoluzione in commissione Affari costituzionali per impegnare il governo a emanare il documento programmatico.

Secondo Zaccaria, “il costante ricorso alla procedura per l’adozione dei decreti di programmazione transitoria attenua le prerogative parlamentari di controllo sull’azione del Governo”. Inoltre, questa situazione “non consente di avere un quadro chiaro e trasparente dell’andamento dei flussi e rischia di compromettere sia il regolare incontro tra domanda e offerta di lavoro che il rispetto dei diritti dei cittadini extracomunitari che intendano raggiungere il nostro Paese”.

Ieri a Montecitorio, in commissione Affari costituzionali,  il sottosegretario Viale ha espresso parere negativo su questa risoluzione, sostenendo che “la programmazione dei flussi dei lavoratori stranieri deve essere modulata secondo le esigenze dell’economia e presuppone inoltre un quadro macroeconomico di stabilità”. Finora, però, “il quadro di incertezza, a livello nazionale e internazionale, ha suggerito al Governo di evitare una programmazione a lungo termine e di limitarsi all’adozione di provvedimenti a carattere transitorio”.

I decreti flussi di questo governo, ha assicurato però il sottosegretario, sono stati comunque definititi tenendo conto di molti indicatori. “L’ andamento dell’occupazione e dei tassi di disoccupazione, del fabbisogno di manodopera nei mercati locali del lavoro per gli specifici settori economici, anche attraverso il coinvolgimento delle regioni, nonché dalle riserve di quote in favore dei Paesi che hanno concluso accordi ed intese bilaterali di cooperazione in materia migratoria”.

Viale ha dato invece il via libera a una risoluzione “amica” presentata dalla deputata Pdl Isabella Bertolini, poi approvata dalla Commissione Affari Costituzionali. Questa  promuove l’operato del governo e lo impegna ad andare avanti per la strada seguita finora, quindi, di fatto, a non fare la programmazione prevista dal testo Unico.

“E’ paradossale il comportamento del governo che oggi ha espresso parere contrario in Commissione su una risoluzione che lo impegnava a rispettare la legge” commenta Zaccaria. “La maggioranza ha respinto la risoluzione dell’opposizione ed ha preferito votare quella dell’on. Bertolini che gli lascia le mani libere. Decisamente un bel sistema. Ci si lamenta della scarsa comprensione dell’Europa, ma intanto – conclude il deputato Pd – si preferisce ignorare anche il Parlamento italiano”.

 

Elvio Pasca

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