in

Martha España Alava: “Galapagos oggi e sempre”

La fotografa di origine ecuadoregna prepara una nuova mostra a Genova. Voglio fermare il tempo in uno scatto

 

 

 

 

Roma – 17 giugno 2011 – Martha España Alava, giovane fotografa ecuadoregna, prepara per ottobre a Genova una nuova mostra sulle meraviglie nelle isole Galapagos. Lo ha detto oggi a Expreso Latino, esprimendo anche la sua soddisfazione per come si è svolta la personale conclusasi poco più di un mese fa nel terzo municipio a Roma.

La mostra nel terzo municipio ha offerto agli occhi del visitatore immagini della sua terra, l’Ecuador, in particolare delle Isole Galapagos.

Conosciuta nella comunità latinoameircana in Italia per le sue foto, Martha Espana, si afferma quindi in questo mestiere artistico.

Questo grazie al progetto dell’Associazione Culturale “Autrement Qu’etre” che ha allestito la mostra, fusione di arte e scienza, di alcune fra le più significative foto, scattate durante due interessanti reportage alle “Isole incantate”, negli anni 2009 e 2010. La ecuadoregna Segreteria Nazionale del Migrante, ha anche dato il suo sostegno a questa mostra.

“Mi sono prefissa lo scopo di “fermare il tempo” e poterlo rivivere una, mille volte in uno scatto” dice.

Le finalità della fotografia sono squisitamente artistiche, poiché si può constatare il gusto delle inquadrature, la scelta dei soggetti, specie rare di animali che vivono nelle Galapagos, un ambiente ancora incontaminato.

La mostra è stata ammirata da un pubblico attento, meravigliato da tanta bellezza, incantato da particolari che l’artista ha saputo cogliere, quasi “rubare” alla natura: un attimo, e il momento magico sarebbe fuggito….

“La tecnica – ha detto in un’intervista l’autrice delle foto – è sempre la stessa: la creatività dà valore alle foto poiché trasmette in ognuna la vita, la sensibilità e l’arte”.

Sergio Hernan Mora
Expresolatino.net

{gallery}marthaalava{/gallery}

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

Sbarchi. Maroni: “Navi da guerra fermino i profughi”. La Nato: “No”

18 mesi nei Cie? Anche i poliziotti dicono no