“Sei alunni stranieri su dieci sono nati qui, sono gia’, a tutti gli effetti, veri e propri cittadini italiani”. “Criteri restrittivi spingono anche ad abbandonare gli studi”
Roma – 28 giugno 2011 –L’articolo 34 della nostra Costituzione dice che ‘scuola e’ aperta a tutti’. È da questo principio che, secondo Gianfranco Fini, bisogna partire per governare una scuola sempre più multietnica, “che contenga in se’ gli anticorpi per opporsi a qualsiasi irragionevole manifestazione di intolleranza e, peggio ancora, di discriminazione”.
Il presidente della Camera è intervenuto oggi a Montecitorio alla presentazione dell”Indagine conoscitiva sulle problematiche connesse all’accoglienza di alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano”, svolta dalla commissione Cultura della Camera. Da questa emerge che gli alunni figli di immigrati sono ormai 630mila, il 7% del totale, e oltre la metà di loro sono nati qui.
“Si comprende in modo inequivocabile, dal momento che i numeri hanno un valore oggettivo, come la sfida delle moderne democrazie sia proprio quella di affrontare in modo nuovo rispetto al passato, il tema dell’integrazione e della cittadinanza” ha sottolineato Fini. “Naturalmente – ha aggiunto – le iniziative normative volte a disciplinare il settore non devono essere immaginate o interpretate come strumenti posti a protezione degli italiani dal rischio ‘stranieri’, ma come, invece, strumenti di programmazione e di regolazione di un fenomeno nuovo e sempre piu’ destinato ad incidere all’interno della nostra societa’”.
Secondo il presidente della Camera, ” la questione dell’integrazione scolastica degli alunni stranieri, che si interseca in modo profondo con quella relativa all’ottenimento della cittadinanza italiana, deve essere affrontata con lungimiranza. Anche perche’ il 60% dei minori stranieri che risiedono in Italia sono nati qui da noi ed e’ anche a loro che dobbiamo guardare, dal momento che, nei fatti, sono gia’, a tutti gli effetti, veri e propri cittadini italiani, anche se non hanno ancora avuto il riconoscimento giuridico e lo status”.
“Rispetto al tema della cittadinanza, e’ emerso, infatti, che molti giovani nati in Italia vivono questa limitazione con estremo disagio e che tale condizione, com’e’ evidente, non favorisce l’integrazione in una societa’ che deve tendere ad essere sempre piu’ pluralista ed aperta. I criteri molto restrittivi per ottenere la cittadinanza italiana –ha ricordato Fini- divengono un ulteriore peso per molti giovani che ormai si sentono italiani” e “cio’ influisce spesso sulla scelta di abbandonare il percorso scolastico e d’istruzione dopo la scuola dell’obbligo”.
“E questa non puo’ che essere la sfida che si consegna alla scuola del futuro chiamata ad assumere un fondamentale ruolo di traino dei nuovi processi di integrazione”.Qualcosa di simile, del resto, “e’ gia’ successo in passato per l’integrazione degli alunni provenienti dalle regioni del Sud d’Italia che si trasferivano al Nord con le famiglie”.
“Gli studenti vivono gia’ con grande naturalezza una scuola caratterizzata da forti presenze di compagni di studio con formazione culturale profondamente diversa. Di questa rilevante evoluzione socio-culturale devono, quindi, ora acquisire una sempre maggiore consapevolezza le istituzioni centrali e territoriali, le forze politiche e sociali, l’intera opinione pubblica del Paese, al fine di superare diffidenze, svuotare sacche di ignoranza e presentare la realta’ per quello che veramente e'”.
“Occorre rimuovere paure ingiustificate, ritardi culturali e psicologici, cedimenti ad ogni forma di ‘etnonazionalismo’, che ostacolano il governo delle grandi trasformazioni sociali. Per farlo -ha concluso presidente della Camera- bisogna superare la logica dell’emergenza e definire un progetto di societa’ piu’ aperta, piu’ evolutiva e piu’ libera”.