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Al via la raccolta delle firme per la modifica del diritto di cittadinanza

“Servono 50mila firme per portare in Parlamento due proposte di legge per modificare l’attuale normativa sulla cittadinanza, dallo ‘ius sanguinis’ allo ‘ius soli'”

ROMA, 1 ottobre 2011 – “Siamo in un paese che aumenta il numero di abitanti, e quindi non puo’ essere considerato morto solamente grazie al contributo degli stranieri residenti. Gente che come tutti noi paga le tasse ma non ha diritto di cittadinanza e quindi di voto: qualcosa di inaccettabile”.

Lo denuncia Filippo Miraglia, responsabile Migranti Arci, presentando la giornata nazionale di raccolta firme, in programma oggi, per la campagna di cittadinanza “L’Italia sono anch’io”.

Servono 50mila firme per portare in Parlamento due proposte di legge per modificare l’attuale normativa sulla cittadinanza, dallo ‘ius sanguinis’ allo ‘ius soli’, concedendola quindi dopo 5 anni di consecutiva residenza in Italia ed estendendola di diritto ai nuovi nati, e introdurre il diritto di voto alle amministrative per le persone di origine straniera.

Le due proposte di legge di iniziativa popolare sostenute dalla campagna ‘L’Italia sono anch’io’ spostano il requisito fondamentale per la concessione della cittadinanza dallo ‘ius sanguinis’ allo ‘ius soli’, facendo prevalere il diritto di essere cittadini del nostro Paese a partire dal luogo nel quale si nasce e non dalla discendenza di sangue.

La cittadinanza viene inoltre a definirsi come diritto soggettivo e legittima aspirazione delle persone a partecipare a pieno titolo alla vita della comunita’ e della citta’, dopo un periodo di soggiorno legale sul territorio. La cittadinanza italiana, basata principalmente sullo “ius sanguinis” (diritto di sangue), per il quale il figlio nato da padre italiano o da madre italiana e’ italiano, e’ regolata attualmente dalla legge 5 febbraio 1992, n.91 e successive modifiche e integrazioni e dai regolamenti di esecuzione. Prevista dalla legge anche l’acquizione ”iure soli ” (diritto di territorio) in alcuni casi.

L’istanza volta ad ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana e’ presentata all’autorita’ diplomatico-consolare italiana se il richiedente risiede all’estero oppure all’ufficiale di stato civile del Comune se il richiedente risiede in Italia. La cittadinanza italiana puo’ essere concessa ‘per matrimonio’, in presenza di alcuni requisiti: il richiedente, straniero o apolide, deve essere coniugato con un cittadino italiano e risiedere legalmente in Italia da almeno due anni dalla celebrazione del matrimonio.

Se i coniugi risiedono all’estero, la domanda puo’ essere presentata dopo tre anni dalla data di matrimonio. Termini, questi, che sono ridotti della meta’ in presenza di figli nati o adottati dai coniugi. Per quanto riguarda la residenza, la cittadinanza puo’ essere concessa allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni sul territorio italiano; allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita o che e’ nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni; allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio italiano da almeno cinque anni successivamente all’adozione; allo straniero che ha prestato servizio, anche all’estero, per almeno cinque anni alle dipendenze dello Stato italiano; al cittadino di uno Stato Ue se risiede legalmente da almeno quattro anni nel territorio italiano; all’apolide e al rifugiato che risiede legalmente da almeno cinque anni.

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