Una cellula neonazista ha ucciso nove immigrati e una poliziotta tra il 2000 e il 2007. Due membri si sono suicidati, uno si è costituito. Mentre il Paese si interroga su perché siano stati scoperti solo ora, il governo Merkel studia come mettere al bando i movimenti di estrema destra
Roma – 14 novembre 2011 – Otto negozianti di origine turca, uno di origine greca e una donna poliziotto. Sono le persone uccise tra 2000 e il 2007 da una cellula neonazista tedesca che col motto “Fatti, non parole“ avevano avviato una caccia allo straniero in Germania. Una lunga scia di sangue che i giornali hanno definito “omicidi del kebab”.
I tre componenti del gruppo hanno rivendicato le esecuzioni in un video trovato una settimana fa a casa di uno di loro, Beate Zschape. La donna ha appiccato il fuoco all’appartamento, ma poi si è costituita, mentre i suoi complici, Uwe Mundlos e Uwe Boehnhardt si erano sono tolti la vita qualche giorno prima, dopo che la polizia aveva circondati un camper in cui si erano rifugiati.
Ora nella Repubblica Federale divampano le polemiche, soprattutto per i molti aspetti ancora oscuri della vicenda. Tra questi, cui sono i contatti che uno dei membri del commando avrebbe avuto con infiltrati dell’antiterrorismo, mentre il settimanale Focus rivela invece che i tre sarebbero stati sempre preavvertiti quando rischiavano l’arresto.
“Il terrorismo di estrema destra e’ una vergogna per la Germania”, ha detto oggi il cancelliere Angela Merkel al congresso della Cdu di Lipsia. A quanto si apprende il suo governo sta ora studiando un piano per mettere al bando le formazioni di estrema destra, come il Partito Nazional Democratico tedesco (Npd).