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Il contratto di soggiorno va in pensione, addio al modello Q

I datori di lavoro non devono più spedirlo allo Sportello Unico per l’Immigrazione. Basta la comunicazione di assunzione, anche per colf e badanti

 

Roma – 29 novembre 2011 – Il contratto di soggiorno va in soffitta. Chi assume lavoratori stranieri non deve più spedirlo per raccomandata allo Sportello Unico per l’Immigrazione, basterà la normale comunicazione di assunzione.

Per comprendere la novità, annunciata ieri con una circolare dal ministero del lavoro, conviene fare un passo indietro.

Nel contratto di soggiorno (modello Q), firmato finora da datore e lavoratore straniero, si indicavano i dati di entrambi e le condizioni contrattuali. In più, il datore dichiarava che il lavoratore ha un alloggio e si impegnava a rimborsare allo Stato le spese per un eventuale rimpatrio.

Inizialmente, nella comunicazione obbligatoria di assunzione, c’erano solo dati e condizioni contrattuali. Dal 30 aprile scorso è entrato però in vigore un nuovo modulo (“Unificato Lav”) con due riquadri aggiuntivi, dedicati proprio all’ alloggio del lavoratore e alle spese di rimpatrio.

Che senso ha comunicare due volte le stesse cose? Nessuno, quindi, dopo qualche mese di sperimentazione sulle nuove comunicazioni di assunzione, il ministero ha deciso che il modello Q non serve più.

“Tutti i datori di lavoro che assumono un lavoratore non comunitario regolarmente soggiornante in Italia – spiega la circolare – non dovranno più compilare il “modello Q”, ma assolveranno agli obblighi previsti dal Testo Unico sull’Immigrazione inviando il modello “Unificato Lav” entro le 24 ore del giorno antecedente all’assunzione”.

Lo stesso discorso vale “anche in caso di rapporto di lavoro domestico”. “La comunicazione effettuata all’Inps – chiarisce ancora il ministero del Lavoro – è valida ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di presentazione del modello Q.”

Soddisfatti i consulenti del Lavoro, che la scorsa primavera avevano sottolineato l’inutilità di due comunicazioni praticamente identiche da parte dei datori. “È una semplificazione necessaria” commenta Silvia Bradaschia, della Fondazione studi del consiglio nazionale dell’Ordine.

Elvio Pasca

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