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Il ministro Damiano: “Permesso di soggiorno meno legato al contratto”

Secondo il ministro del Lavoro "il decreto flussi si è dimostrato un sistema troppo vincolante" ROMA – "Sarebbe assai utile una revisione della legge Bossi-Fini per quanto attiene al troppo stretto legame fra permesso di soggiorno e contratto di lavoro".

Lo ha detto ieri il ministro del Lavoro Cesare Damiano durante l’audizione in Commissione Agricoltura della Camera in materia di lavoro nel settore dell’ortofrutta al sud.

"Ciò infatti – ha proseguito – non riduce ma anzi aumenta l’immigrazione clandestina, facendo apparire come irregolare anche chi sostanzialmente tale non è. Infatti – ha proseguito – la maggior parte degli irregolari è costituita da over stages, cioé coloro che restano in Italia anche dopo la scadenza del permesso di soggiorno".

L’unica azione efficace per contrastare l’immigrazione clandestina, secondo Damiano, "é rendere agevoli i canali di ingresso regolare: lo stesso decreto flussi si è dimostrato un sistema troppo vincolante".
"Nel meridione – ha detto poi Damiano – la situazione è anche peggiore perché risente di uno stanziamento di quote ancora fortemente inadeguato rispetto al fabbisogno segnalato dalle aziende e dalle organizzazioni professionali agricole. Ciò – ha spiegato – è dovuto all’applicazione del criterio anacronistico e del tutto virtuale in base al quale al sud spettano quote minori a causa dell’alto tasso di disoccupazione che porta a privilegiare l’assunzione di manodopera locale rispetto a quella extracomunitaria. Criterio che, nei fatti, non ha alcun fondamento, considerate le note difficoltà nel reperimento della manodopera nazionale soprattutto per le attività agricole stagionali. Un problema che riguarda il sud come il nord".

(14 febbraio 2007)

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