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Mezzo milione di immigrati nel Lazio

Sono l’11,8% del totale nazionale e crescono più velocemente che nel resto del Paese. I dati del rapporto “Il Lazio nel Mondo”

Roma – 19 luglio 2011 – Aumentano gli immigrati nel Lazio, più che nel resto Paese. Sono più giovani e fanno più figli degli italiani e la loro crescita, testimoniano i dati, non ha portato a una crescita dell’illegalità.

Lo dice il rapporto “Il Lazio nel mondo. Immigrazione ed emigrazione”, realizzato dal Centro Studi Idos della Caritas/Migrantes in collaborazione con la Regione Lazio e presentato oggi a Roma. Cliccando qui si può scaricare la versione integrale, quella che segue è una sintesi dei dati relativi all’immigrazione.

A fine 2009, rileva lo studio, sono stati registrati 497.940 stranieri residenti, l’11,8% del totale nazionale ma le presenze regolari effettive sono 565.000, includendo altre 70mila persone in ritardo nel soddisfare le condizioni richieste per la registrazione della residenza o in attesa di completamento dell’iter.

Nel Lazio l’incremento annuale di immigrati, alla fine del 2009, è stato del 10,6%, quasi due punti percentuali in più rispetto alla media nazionale. Si colloca oltre la media nazionale anche l’incidenza degli immigrati sui residenti (8,8% vs 7,0%).Dalla ricerca è emerso che la maggioranza degli immigrati non sogna un altro paese ma pensa di restare in Italia, confidando che il futuro sia migliore.

Gli immigrati da Roma si stabilizzano verso le altre province e verso altre parti del Paese

Una caratteristica dell’area romano-laziale è quella di operare in maniera duplice, perché attira nuovi arrivi, in parte trattenendoli e in parte ripartendoli in altre zone d’Italia, per cui il compito delle politiche migratorie si presenta duplice e include l’accoglienza temporanea accanto all’inserimento stabile.

Altro dato da tenere in considerazione, da tempo è in atto una tendenza centrifuga che da Roma sta portando gli immigrati a stabilizzarsi nei comuni limitrofi, ma anche verso le altre province laziali, come attesta il fatto che nella provincia di Roma nel periodo 2002-2009 la presenza è cresciuta in misura più contenuta (+86,7%) rispetto alle altre (Frosinone +221,6%, Rieti +276,8%, Latina +278,2% e Rieti +300%).

D’altronde, dalla Capitale ci si allontana per ragioni economiche (essendo più caro il costo della vita e specialmente delle abitazioni) e di qualità di vita (più soddisfacente nei piccoli centri), mentre alla capitale si fa continuo riferimento per ragioni burocratiche, culturali, lavorative e religiose.

I romeni al primo posto
La maggior parte degli immigrati arriva nel Lazio dal continente europeo (62%), con la prevalenza dei cittadini comunitari (48,3%) sui non comunitari. Il 10,8% è composto da africani, mentre il 17,8% è costituito da asiatici.

I romeni (179.469 in tutta la regione) sono la prima collettività in ciascuna delle cinque Province laziali. Gli albanesi (22.344) si collocano al 2° posto in tre province (Frosinone, Rieti, Viterbo), così come lo sono gli indiani a Latina e i filippini a Roma (rispettivamente 11.708 e 29.746 in tutta la Regione). A concorrere per il terzo e il quarto posto nel Lazio sono, a seconda dei contesti provinciali, i marocchini (10.774), gli ucraini (17.142), i macedoni (6.783) e polacchi (23.826): questi ultimi, come anche i filippini, sono maggiormente concentrati nella Provincia di Roma. I filippini sono la seconda collettività, seppure sei volte di meno rispetto ai romeni.

Nel Lazio quasi i due terzi degli immigrati sono di fede cristiana. I musulmani sono il 16,1% (la metà rispetto all’incidenza nazionale, attestata sul 31,9%), gli induisti il 2,5%, i buddhisti il 4,2% e i fedeli di altre religioni sono rappresentati in misura minore.

Gli immigrati più giovani degli italiani. Le donne immigrate fanno più figli
Gli immigrati, a livello regionale, hanno un’età media di 33,1 anni, più bassa rispetto alla generalità della popolazione residente (età media di 43,1 anni). Il numero medio di figli è più alto per le donne straniere rispetto alle italiane, seppure non nella misura rilevata in altre Regioni.

I minori stranieri sono 86.457. Nel corso del 2009 sono nati in territorio laziale 6.747 bambini figli di stranieri (l’8,7% del totale nazionale), portando la quota delle cosiddette “seconde generazioni” a 55.452, per cui più di uno“straniero” su dieci è nato sul posto.

Nel Lazio gli iscritti di cittadinanza straniera nell’anno scolastico 2009-2010 sono stati 64.780 (7,9% del totale degli iscritti, un dato leggermente superiore alla media nazionale del 7,5%). Tra gli iscritti con cittadinanza straniera 23.148 sono nati in Italia, all’incirca 1 ogni 3 (35,7%), mentre nella scuola primaria circa un bimbo straniero su due (44,1%): ciò lascia presagire quanto, nel futuro, sarà rilevante a scuola l’impatto delle nuove generazioni di “stranieri italiani”.

Il protagonismo imprenditoriale degli immigrati nel Lazio

Il Lazio si classifica al quinto posto in Italia per numero di aziende con titolare straniero. Nel 2003 queste aziende con titolare straniero erano solo 5.488, attualmente sono aumentate di oltre quattro volte (23mila a maggio 2010). Le donne sono protagoniste solo in un quinto dei casi. L’operatività è prevalente nel commercio (44,4%), nelle costruzioni (27,9%) e nei servizi professionali (10,6%).

Il legame con la madrepatria

Le rimesse inviate dagli immigrati verso i loro paesi di origine attraverso i canali formali pongono il Lazio al primo posto in Italia (1,9 miliardi di euro degli oltre 6 miliardi e mezzo registrati a livello nazionale nel 2009), con un maggiore protagonismo delle collettività cinese (861.746 migliaia di euro) e filippina (485.938 migliaia di euro).

Integrazione e sicurezza
L’aumento degli immigrati non equivale a un aumento dell’illegalità. È emblematico il caso dei romeni che, al pari di altre collettività, a fronte di un fortissimo aumento delle presenze (nell’ultimo triennio +142,0%, tanto che attualmente nel Lazio è di cittadinanza romena oltre un terzo della popolazione straniera) hanno registrato un calo delle denunce a loro carico (-13,7%).

Un andamento analogo si registra anche per la collettività moldava, anch’essa in forte crescita (+52,1%), rispetto alla quale il numero delle denunce è diminuito del 24,8%. Tra le altre comunità più numerose, l’incremento delle denunce è stato inferiore a quello dei residenti per gli albanesi (1,2% vs 23,3%) e i cinesi (32,0% vs 68,7%), mentre la tendenza è stata di segno contrario per gli egiziani (aumento delle denunce del 108,1% rispetto all’aumento dei residenti del 40,9%), i marocchini (62,4% vs 32,0%) e i tunisini (41,9% vs 31,8%).

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