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Malattie. “Non addossare agli immigrati colpe che non hanno”

Medici di Udine: “Gli immigrati non sono degli untori”. Gli esperti hanno fornito il quadro aggiornato sulle patologie riemergenti rifiutando qualsiasi tentativo di individuare nel diverso, nell’immigrato, il presunto responsabile di infezioni

Udine, 27 febbraio 2012 – “Gli immigrati non sono degli untori”: una presa di posizione forte emersa oggi dal convegno dell’Ordine dei Medici di Udine in collaborazione con “Medici Senza Frontiere” sul tema della medicina umanitaria e delle immigrazioni.

Gli esperti hanno fornito il quadro aggiornato sulle patologie riemergenti “rifiutando – si legge in una nota dell’Ordine – qualsiasi tentativo di individuare nel diverso, nell’immigrato, il presunto responsabile di infezioni”. “Dobbiamo affrontare questo argomento con onesta’, verita’ e soprattutto senza addossare agli immigrati colpe che non hanno, come se si volesse trovare una causa esterna alla comunita’ di appartenenza”, ha affermato il presidente dell’Ordine Maurizio Rocco.

“Le malattie d’importazione – ha specificato Guglielmo Pitzalis responsabile Gris (Gruppo immigrazione salute) – sono importanti, ma bisogna sottolineare che esse presentano un limitato livello di rischio per la comunita’ friulana”. Per Pitzalis “le patologie dei migranti trattate in Friuli negli ambulatori dei medici di base sono le stesse che colpiscono tutti noi (influenza, bronchiti, gastriti e altre) salvo che per una maggiore incidenza degli infortuni sul lavoro e per un piu’ ampio ricorso da parte delle donne immigrate all’interruzione volontaria di gravidanza per motivi economici, culturali e sociali”.

Il responsabile di “Medici Senza Frontiere Italia” Gianfranco De Maio ha quindi dichiarato che “in presenza di malattie emergenti la caccia all’untore e’ una perdita di tempo, oltre che di risorse. Si devono invece adottare nuove strategie adattate al contesto locale”. Piu’ specificatamente per quanto riguarda Hiv e sifilide. in Friuli Venezia Giulia il tasso d’incidenza, per l’anno 2010, e’ leggermente inferiore alla media nazionale: 3.3 casi ogni 100mila abitanti.

Scorporando il dato e analizzando la quota relativa agli immigrati emerge che il tasso e’ di 20 casi ogni 100mila immigrati su scala nazionale, mentre in Friuli Venezia Giulia ci si attesta fra i 5 e i 10 casi ogni 100mila immigrati. Sul versante della Tbc (tubercolosi) non si registra un aumento nell’incidenza: da vent’anni e’ stabile con una media a quota 7,6 casi ogni 100mila abitanti. Fra gli immigrati si contano 30 casi ogni 100mila immigrati (i dati sono aggiornati al 2008).

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