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Giornata mondiale contro il razzismo. Riccardi: “Attenti alle parole”

Eventi in tutta Italia nell’anniversario della strage di Sharpeville, in Sud Africa. A Roma una catena umana intorno al Colosseo

Roma – 21 marzo 2012 – Una catena umana con centinaia di ragazzi, in maglietta bianca con la scritta ‘No a tutti i razzismi’ sul petto, a tenersi per mano assieme al ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi, attorno al Colosseo. E’ l’immagine forte della celebrazione della Giornata mondiale contro il razzismo che vede iniziative a Roma e in altre 34 citta’ italiane.

 

Oggi è l’anniversario della strage di Sharpeville in Sud Africa, dove il 21 marzo 1960 la polizia sparò sui manifestanti uccidendo 69 cittadini di colore che protestavano contro il regime dell’apartheid. Fino a martedì 3 aprile ci saranno inoltre eventi in tutta Italia (qui il programma) per la VII settimana d’azione contro il razzismo.

A far da colonna sonora all’evento di oggi nella Capitale, le note di ‘One love’ di BobMarley, eseguita da Loredana Errore assieme al coro degli studenti della scuola media ‘Mazzini’ di Roma. Con il ministro Riccardi, presenti fra gli altri anche il direttore dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, Massimiliano Monnanni, l’assessore capitolino alla Famiglia e ai Giovani Gianluigi De Palo e il presidente della Fnsi, il sindacato dei giornalisti italiani, Roberto Natale.

“La catena umana, tenersi per mano, cantare insieme, essere qui al Colosseo, vuol dire molto –ha detto Riccardi- e’ il segno di una societa’ nuova dove noi vogliamo vivere e che vogliamo costruire. E’ importante instaurare questo clima di ripudio del razzismo e di attenzione a spegnere tutti quei piccoli focolai di razzismo che  possono nascere”.

“Ognuno di noi – ha esortato il ministro – deve avere gli occhi per essere attento alle forme di razzismo che si sviluppano: a scuola, nel quartiere, nei luoghi dove si lavora e si vive. Ma deve essere anche attento al linguaggio perché ci sono parole che feriscono come armi. Dobbiamo stare attenti alla violenza del linguaggio perché il razzismo comincia con le parole e poi finisce con i comportamenti”‘.

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