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Centro di espulsione. I penalisti: “Peggio delle carceri”

Una delegazione dell’Unione delle camere Penali entra nel Cie di Gradisca d’Isonzo. “Anche dieci persone per cella, private della libertà e delle garanzie minime a tutela della dignità umana”
Roma – 12 novembre 2012 –  Per diversi aspetti, i Centri di identificazione ed espulsione nei quali vengono trattenuti gli immigrati irregolari sono peggio delle prigioni. Parola di esperti.

Gli avvocati penalisti entrano spesso nelle carceri, ma venerdì scorso per la prima volta una delegazione dell’Unione Camere Penali Italiane ha varcato le porte di un centro di identificazione ed espulsione a Gradisca d’Isonzo, vicino Gorizia.  Il presidente Valerio Spigarelli, insieme ad Annamaria Alborghetti e Antonella Calcaterra dell’Osservatorio Carceri UCPI e al Presidente della Camera Penale di Gorizia, Riccardo Cattarini, hanno verificato “le condizioni di vita degli ospiti, le problematiche della struttura e le criticità”.

Il centro, sottolinea una nota dell’UCP, “è un luogo di effettiva detenzione dove gli stranieri, in vista dell’espulsione, in attesa della sola identificazione, sono trattenuti anche per tempi fino a 18 mesi. E ciò in condizioni igieniche desolanti, ammassati anche in dieci nelle celle. I CIE sono luoghi, almeno in questo caso, peggiori delle carceri, dove le persone sono private della libertà e delle garanzie minime a tutela della dignità umana”.

“Di fatto – denunciano i penalisti – si tratta di una vera e propria detenzione amministrativa, peraltro proibita dal nostro ordinamento, che non gode di alcuna delle garanzie giurisdizionali previste dalla normativa penitenziaria”.

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