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Banche. Il 75% delle famiglie immigrate ha un conto corrente

Bancarizzazione maggiore al nord, soprattutto tra egiziani, tunisini, peruviani e cinesi. Le donne risparmiano di più. Sabatini (Abi): “Migranti sono realtà importante”. L’indagine dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria

 

Roma – 12 novembre 2012 – Si fa sempre più stretto il rapporto tra immigrati e banche, con tre famiglie su quattro che ormai hanno almeno un conto corrente.

È uno dei dati del report dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti nel suo primo anno di attività, presentato oggi a Roma nel corso dell’evento “Quando l’integrazione passa anche dallo sportello”. L’Osservatorio è nato dalla collaborazione fra l’Associazione bancaria italiana e il Ministero dell’Interno ed è gestito dal Centro Studi di Politica Internazionale.

“Il nostro Paese ospita un’immigrazione strutturale e rilevante”  ha detto il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini. “Alla luce delle dinamiche demografiche ed economiche, il suo trend di crescita appare evidente: i migranti sono diventati una realtà importante. Quasi 1,8 milioni di conti correnti del nostro sistema finanziario sono intestati ai nuovi italiani. L’evento di oggi vuole essere un contributo concreto che ci consente di favorire l’individuazione di strategie integrate e la necessaria relazione tra i vari soggetti coinvolti, per generare valore per le persone e per il Paese, in termini economici, culturali e di coesione sociale”.

L’indagine  condotta su un campione rappresentativo di residenti immigrati,  approfondisce le strategie della famiglia in quanto “soggetto di scelte finanziarie”. Se analizziamo la presenza e la composizione dei conti correnti in famiglia – intesa come gruppo di persone “allargato”, composto dall’intervistato, dai familiari e includendo anche altre forme di convivenza e relazione di volta in volta segnalate – il 56% delle famiglie possiede un conto corrente presso una o più banche; l’11% possiede un solo conto presso BancoPosta; l’8% è titolare di un conto corrente in banca e uno in Banco Posta. Il 17% ha più di un conto corrente.

Il tema della bancarizzazione, sottolinea l’Abi,  riveste un ruolo prioritario nell’inclusione finanziaria dei migranti, essendo un primo passo verso la sua inclusione economica e sociale. Il processo di bancarizzazione, e di conseguenza la sua rilevazione, dipendono da una serie di fattori su cui incidono anche difficoltà dovute alla crisi: la stabilità economica; le dinamiche occupazionali; le dinamiche migratorie verso l’Italia o il rientro in patria dei migranti, e la mobilità della migrazione in Italia; il ruolo degli operatori finanziari dei paesi di origine che optano per strategie di internazionalizzazione dirette ad accompagnare i migranti nei paesi di destinazione.

L’indice di bancarizzazione
Rispetto alle 21 nazionalità considerate, pari all’88% degli immigrati residenti in Italia, a fine 2010 il numero di conti correnti intestati a cittadini migranti presso le banche italiane e BancoPosta ammonta a 1.782.426 unità. Considerando solamente la popolazione immigrata adulta (regolarmente residente nel nostro paese) è possibile determinare un indice di bancarizzazione pari al 61,2%.

Il dato, pur se significativo, risulta però sottostimare la reale inclusione finanziaria degli immigrati in Italia: nel primo anno di attività dell’Osservatorio non è stato infatti possibile comprendere nell’analisi lo strumento delle carte di debito ricaricabili con IBAN, assimilabili per funzionalità ai conti correnti bancari tradizionali, di recente introduzione e particolarmente adatte alle esigenze della popolazione immigrata. Pari a 22 la percentuale di correntisti da più di 5 anni.

Diverse velocità
In un Paese in cui due stranieri su tre vivono nelle regioni più settentrionali, col 67%, il Nord Italia si caratterizza per un livello di bancarizzazione ben al di sopra della media; con circa il 53% il centro; con solo il 21% il Sud. Se si considera la nazionalità, sono egiziani (con l’83%), tunisini (78%), peruviani (76%), cinesi (73%) i più solidi nel processo di bancarizzazione.

Dal punto di vista delle differenze di genere, si riscontra un maggiore numero di titolari di conto corrente tra gli uomini (71%) rispetto alle donne (63%). Le donne però mostrano una più elevata capacità di risparmio. Le donne sole hanno più capacità di risparmio degli uomini soli, oltre 37,4% rispetto al 31%, e questo nonostante dichiarino un reddito inferiore.

Le rimesse
7,4 miliardi di euro le rimesse in uscita dal nostro paese nel 2011, con un incremento del 12,5% rispetto al 2010, secondo i dati Banca d’Italia. Stando all’indagine curata dal CeSPI, l’ammontare medio inviato (pari a 3.000 euro) mostra che i migranti ricorrono alla banca per invii di importi superiori ai 1.000 euro, per esigenze e funzionalità diverse dalla rimessa cosiddetta “tradizionale”, inviata periodicamente ai familiari.

Nell’invio tramite bonifico bancario, generalmente è meno importante la necessità di rapidità, e meno presente è la componente di risposta a emergenze, mentre crescono le componenti legate all’accumulo del risparmio nel paese di origine per sé o per i familiari e quelle legate alla sicurezza.

Stando sempre al canale bancario, la Romania è il paese verso cui si concentra il 32% delle transazioni, seguita dal Marocco (20%), Moldavia e Cina (entrambe 9%), Polonia (8%) e Senegal (5%). Considerando i volumi, è la Cina a canalizzare il flusso più rilevante, pari al 30% dei volumi complessivi del campione.

Dal punto di vista delle banche il valore aggiunto che può essere dato all’intermediazione delle rimesse viene necessariamente dal collocarle all’interno di un più ampio processo di allocazione del risparmio dei migranti, rispetto al quale è necessario creare strategie e prodotti adeguati. A tal proposito è stata recentemente raggiunta un’intesa tra Abi e Acri per la realizzazione di iniziative utili a valorizzare le rimesse degli immigrati dall’Italia verso i Paesi d’origine.

Scarica
PRIMO REPORT. Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia

 

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