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Il Papa: “Accoglienza dei migranti è grande questione morale”

L'omelia di Natale di  Benedetto XVI. Quando si respingono profughi e immigrati, ''non e' forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?"

 

Roma – 27 dicembre 2012 – – "La grande questione morale su come stiano le cose da noi riguardo ai profughi, ai rifugiati, ai migranti" e' stata posta dal Papa al centro della sua omelia della Notte di Natale. "Abbiamo veramente posto per Dio, quando Egli cerca di entrare da noi? Abbiamo tempo e spazio per Lui? Non e' forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?", si e' chiesto Benedetto XVI, osservando che "riempiti da noi stessi, non lasciamo spazio agli altri, ai bambini, ai poveri, ai sofferenti, agli stranieri, agli emarginati".

"Sempre – ha detto il Papa – di nuovo ci commuove il fatto che Dio si fa bambino, affinche' noi possiamo amarlo, affinche' osiamo amarlo, e, come bambino, si mette fiduciosamente nelle nostre mani". "Sempre di nuovo mi tocca anche la parola dell'evangelista, detta quasi di sfuggita, che per loro non c'era posto nell'alloggio. Inevitabilmente sorge la domanda su come andrebbero le cose, se Maria e Giuseppe bussassero alla mia porta. Ci sarebbe posto per loro?".

Una domanda che si allarga a quella se "nel mondo di oggi, c'e' posto per Dio". "Abbiamo tempo e spazio per Lui? Non e' forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi? Cio' comincia col fatto che non abbiamo tempo per Lui. Quanto piu' velocemente possiamo muoverci, quanto piu' efficaci diventano gli strumenti che ci fanno risparmiare tempo, tanto meno tempo abbiamo a disposizione. E Dio?".

"Anche se sembra bussare alla porta del nostro pensiero, Egli deve essere allontanato con qualche ragionamento. Per essere ritenuto serio, il pensiero deve essere impostato in modo da rendere superflua l''ipotesi Dio'. Non c'e' posto per Lui. Anche nel nostro sentire e volere non c'e' lo spazio per Lui. Noi vogliamo noi stessi, vogliamo le cose che si possono toccare, la felicita' sperimentabile, il successo dei nostri progetti personali e delle nostre intenzioni. Siamo completamente 'riempiti' di noi stessi, cosi' che non rimane alcuno spazio per Dio. E per questo non c'e' neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri".

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