Secondo l’Asaps 1 incidente grave su 5 coinvolge cittadini stranieri. "Serve più informazione"
ROMA – Rischiano ogni giorno la vita sulla strada, più di quanto non succeda agli italiani, i cittadini stranieri che vivono nel nostro Paese, sia quando sono al volante che quando vanno in giro a piedi o in bicicletta.
L’analisi arriva dall’ Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale (Asaps), che ha monitorato gli incidenti gravi avvenuti nei primi sette mesi del 2007 raccogliendo segnalazioni dei soci e articoli di giornale. Con esiti preoccupanti: gli stanieri rappresentano circa il 20% delle persone coinvolte, con punte anche del 25% in alcune delle settimane prese a campione. Un’incidenza che supera di gran lunga quella sul totale della popolazione.
La ricerca non pretende di avere i crismi dell’ufficialità, ma dovrebbe stimolare ad approfondire il problema. "Bisogna accertare più scientificamente il portato di questa situazione, analizzando i rilievi dei sinistri fatti da tutte le forze di polizia, e questo possono farlo solo le istituzioni. Stiamo comunque preparando un rapporto da consegnare ai ministeri dell’Interno e dei Trasporti" dice a Stranieriinitalia.it il presidente dell’associazione Giordano Biserni.
Di certo non ci si può limitare solo alle notizie riportate dalla stampa, dal momento che lo "straniero ubriaco alla guida" è ormai un topos che catalizza sempre l’attenzione delle redazioni, cosa che non succede quando un immigrato è vittima di un pirata della strada italiano. Eppure l’osservatorio Asaps ha rilevato che gli stranieri vittime di incidenti si dividono quasi equamente tra chi li ha causati e chi li ha incolpevolmente subiti.
Ma cosa rende più rischioso il rapporto tra stranieri e strade? I fattori sono tanti, dalle macchine più vecchie e quindi meno sicure a una mobilità che ha fattori di rischio più elevato rispetto a quella nei Paesi d’origine, che però non vengono percepiti. All’Asaps puntano inoltre il dito contro le conversioni automatiche delle patenti, dovute a rapporti di reciprocità con i paesi d’origine, che non presuppongono una reale verifica delle capacità di guida in contesti del tutto nuovi per chi è al volante.
Serve, quindi, una grande campagna di comunicazione. "Dobbiamo informare i cittadini stranieri nella loro lingua, spiegare bene in quali condizioni ci si mette in macchina, i limiti di velocità, di assunzione dell’alcol, i tempi di guida e di riposo, come si regolamenta il trasporto merci. E poi dare avvertimenti anche semplici per tutelare pedoni e ciclisti, ad esempio sui rischi connessi alla scarsa visibilità quando attraversano una strada a scorrimento veloce. Non possiamo lasciare che gli immigrati diventino una nuova utenza debole sulle nostre strade" ammonisce Biserni.
(7 settembre 2007)
Elvio Pasca