Il partito di Bersani dettaglia la sua riforma della cittadinanza. Indispensabili cinque anni di soggiorno regolare dei genitori o il completamento di un ciclo di istruzione
Roma – 20 marzo 2013 – Le consultazioni sono appena iniziate e ci vorranno un paio di giorni per capire se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affiderà al segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani il compito di formare un nuovo governo.
Bersani, però, ha già detto da tempo di voler inserire una riforma della cittadinanza dedicata alle seconde generazioni nel programma su cui eventualmente chiederà la fiducia. Tra i punti sui quali due settimane fa ha incassato il via libera della direzione nazionale del Partito c’erano anche “norme sull’acquisto della cittadinanza per chi nasce in Italia da genitori stranieri e per i minori cresciuti in Italia”.
Oggi il Pd ha dettagliato quella proposta, spiegando che tipo di riforma ha in mente. Si parte da un dato di fatto: “I nuovi italiani – spiega una nota del partito – sono una risorsa per il nostro Paese che investe e si impegna per la loro crescita e la loro formazione scolastica e professionale. Occorre assicurare a questi giovani un futuro, nel quale sia chiara la loro appartenenza al Paese che li ha visti nascere e che ha garantito la loro istruzione”.
Per i minori nati in Italia si propone uno ius soli temperato. Sarà subito italiano chi nasce in Italia “da genitori stranieri, che siano a loro volta nati in Italia ovvero regolarmente residenti sul territorio della Repubblica da almeno cinque anni”. È prevista una “dichiarazione di volontà espressa dei genitori”, ma il ragazzo potrà rinunciare alla cittadinanza italiana (oppure chiederla, se a suo tempo non l’hanno fatta i genitori) entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.
Anche i minori nati all’estero, oppure nati in Italia da genitori che non hanno quei requisiti, potranno essere italiani. Ma solo dopo aver completato “in Italia un ciclo di istruzione o di formazione professionale”. “In questo modo – sottolinea il Pd – l’investimento nella loro istruzione non sarà “perduto”, perché sarà servito a creare dei nuovi italiani”.
Il Pd ha messo in contro anche il “nodo critico derivante dall'acquisto della cittadinanza italiana da parte di quanti, provenendo da Paesi che abbiamo tradizioni culturali diverse, non aderiscano ai valori fondamentali del nostro Paese e delle Convenzioni internazionali in materia di parità di diritti e divieto di discriminazioni”. È per questo motivo che i genitori che chiedono la cittadinanza per i figli firmeranno anche “una dichiarazione di impegno a educarli nel rispetto di tali valori e principi fondamentali”.
Una “norma transitoria” sarà infine dedicata a quanti sono nati in Italia o hanno completato un ciclo di studi prima dell’entrata in vigore della legge. La riforma sarà quindi “retroattiva” e permetterà di far diventare italiani buona parte delle seconde generazioni che già sono cresciute e vivono nel nostro Paese, figli di immigrati finora trattati come immigrati.
Elvio Pasca