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Cittadinanza e voto. “L’Italia sono anch’io” ci riprova in Parlamento

Le due proposte di legge di iniziativa popolare, che hanno raccolto 100 mila firme ciascuna, ricominciano il loro cammino alla Camera. Miraglia (Arci): “Sta ai nuovi deputati sostenerle, l’aria è cambiata e abbiano il dovere di provarci”

Roma – 26 marzo 2013 –  Con il nuovo Parlamento continua l’avventura delle due proposte di legge di iniziativa popolare della campagna "L'Italia sono anch’io” per la riforma della cittadinanza e il diritto di voto.

Presentate un anno fa alla Camera, forti di oltre centomila firme ciascuna (il doppio di quante ne servivano) raccolte per le strade e nelle piazze d’Italia, non sono decadute quando è stato sciolto il Parlamento. Il regolamento di Montecitorio permette infatti alle proposte di legge popolare di “sopravvivere” per due legislature, senza bisogno di essere presentate di nuovo.

Cittadinanza e voto
Ecco, allora, di nuovo in pista le "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza" (A.C. 9)” e le "Norme per la partecipazione politica e amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità" (A.C. 10), pronte ad essere assegnate alle commissioni, appena verranno costituite.

La proposta di riforma della cittadinanza farebbe diventare subito italiano chi nasce da un genitore regolarmente in Italia da almeno un anno o da un genitore nato in Italia, ma anche chi frequenta qui un ciclo scolastico oppure, se è arrivato quando aveva al massimo dieci anni, è rimasto in Italia fino alla maggiore età. Gli adulti avrebbero invece la possibilità di prendere la cittadinanza dopo cinque anni di residenza regolare.

La proposta sul diritto di voto riconosce l’elettorato attivo e passivo alle elezioni circoscrizionali, comunali, provinciali e regionali agli immigrati che risiedono regolarmente in Italia da almeno cinque anni, prevedendo la ratifica e l’esecuzione del capitolo C della Convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale. Per andare alle urne, gli immigrati dovrebbero chiedere l’iscrizione ad una lista elettorale aggiunta, come oggi già fanno i cittadini comunitari per le partecipare alle elezioni Comunali.

Miraglia (Arci): “Abbiamo il dovere di provarci”
“Il regolamento della Camera dei Deputati ha salvato le nostre proposte, ma purtroppo i deputati non hanno l’obbligo di prenderle in esame. Potrebbero semplicemente ignorarle, nonostante siano sostenute da oltre centomila cittadini” segnala Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, una delle associazioni promotrici di “L’Italia sono anch’io”.

Proprio per evitare questo scenario, è già stato lanciato un appello in rete e nei prossimi giorni inizierà un’opera di moral suasion a Montecitorio. “Incontreremo innanzitutto la presidente della Camera Laura Boldrini, poi i rappresentanti dei gruppi parlamentari. Sappiamo già che Pd, Sel e centristi sono in sintonia con queste proposte, ma al di là delle posizioni di Grillo crediamo che anche nel M5S si possano trovare degli interlocutori su questi temi” dice il rappresentante dell’Arci.

In Parlamento l’aria è cambiata? “È cambiata l’aria, sono cambiati i numeri. Chi finora ha eretto un muro contro queste proposte – nota Miraglia – adesso è in minoranza. Abbiamo il dovere di provarci di nuovo”.

Elvio Pasca

 

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