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Parchi blindati a Milano. Gli immigrati: no ai luoghi comuni

Domenica di parchi presidiati dalla polizia dopo i disordini della scorsa settimana. Le associazioni di immigrati avvertono: "Bisogna scongiurare l’equazione immigrato uguale criminale"

MILANO – Le aggressioni nei confronti dei vigili urbani domenica scorsa al parco Cassinis hanno riportato in primo piano a Milano il problema della sicurezza nelle aree frequentate da immigrati, dopo i disordini di Chinatown in aprile e quelli di via Triboniano a fine giugno. L’amministrazione comunale ha scelto la linea dura e così è partita ieri l’operazione ormai nota come "Parchi blindati", che si replicherà ogni domenica. Per presidiare tre parchi cittadini, luogo di ritrovo domenicale di molti immigrati, a fianco dei vigili sono scesi in campo poliziotti e carabinieri. Dalle 13 e fino alle 24, cinquanta uomini delle forze dell’ordine hanno controllato il Cassinis, nella periferia sud-est della città, il Galli nella zona est e il Trenno alla periferia ovest. Con l’obiettivo di impedire il consumo di alcolici e la vendita di merce contraffatta.

Al parco Cassinis si è data appuntamento però anche una delegazione dell’associazione ‘Rete cittadini di fatto’, coordinamento di diverse associazioni di immigrati che non ha gradito le misure prese dal Comune e in un incontro con il vicesindaco De Corato (An) ha chiesto di tenere aperta la porta del dialogo "per scongiurare l’equazione immigrato uguale a criminale". "Siamo consapevoli dell’esistenza della delinquenza e vogliamo contrastarla anche noi – hanno spiegato i responsabili del coordinamento – ma delinquenza non può e non deve essere sinonimo di immigrati. Diverso non è sinonimo di pericoloso. Basta che uno di noi sbagli per essere immediatamente criminalizzati tutti. E noi non vogliamo che si ripetano luoghi comuni nefasti che contribuiscono solo a creare rabbia e odio. Siamo convinti che l’unica strada per costruire una società dove tutti possano avere uguali diritti ma anche uguali responsabilità è quella del dialogo".

"Il problema dei parchi a Milano non si risolve con la repressione o le squadre speciali dei vigili – fanno eco i responsabili dell’associazione latinoamericana Todo Cambia, che aderisce al coordinamento – se c ‘è bisogno di regole per far sì che i parchi siano più vivibili per tutti, queste non possono imporsi con la forza. Le misure adottate dal Comune di Milano rischiano di fomentare l ‘odio tra cittadini immigrati e italiani. E di danneggiare l’immagine dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie".

La domenica nei parchi milanesi si danno appuntamento molte famiglie di immigrati. La maggior parte passa ore tranquille con i bambini, altri, però sono stati protagonisti di risse o utilizzano le aree verdi per allestire mercatini abusivi. Domenica scorsa era stato proprio il tentativo, da parte di alcuni agenti della polizia locale, di bloccare un peruviano che vendeva oggetti falsificati a scatenare la reazione aggressiva di una cinquantina di connazionali. Il tutto si era concluso con cinque peruviani arrestati e un agente ricoverato in ospedale. Ieri il parco Cassinis, frequentato di solito da molte decine di peruviani, era praticamente vuoto: a pranzare nei tavoli sotto gli alberi solo poche famiglie. Alcuni hanno preferito restare al bar nella vicina sede dell’Associazione culturale peruviana e lasciare il prato ai poliziotti che camminavano quasi nel deserto.

(9 luglio 2007)

 

Andrea Gagliardi

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