La giovane modella italo etiope dalle passerelle all’impegno sociale: “Troppi stereotipi in Italia”
Roma – 3 giugno 2013 – Nata a Gibuti da genitori Etiopi, Tezeta Abraham Admasso, vive a Roma da quando aveva cinque anni e nel 2002 viene eletta Miss Africa in Italia. Da lì inizia una strepitosa carriera come modella tra grandi stilisti come Fendi e Rocco Barocco, nel 2010 è finalista per Miss Italia. Ma oggi Tezeta porta l’Africa in Italia attraverso la moda.
“Quando ero piccola sognavo di diventare pilota, ma non è andata esattamente così. Come tutte le ragazzine, ero affascinata dalle modelle e dalle passerelle, ma mai mi sarei sognata di passare da spettatrice a protagonista in quel mondo”.
“La mia prima esperienza nella moda è stata del tutto casuale. Avevo diciassette anni quando la mia parrucchiera mi convinse a prendere parte al concorso di bellezza, Miss Africa in Italia. Una volta sul posto, tutte le ragazze introno a me erano preparate e consapevoli del valore di quel titolo, io invece no, mi sentivo come un pesce fuor d’acqua, non sapevo nemmeno camminare sui tacchi. La conquista di quel titolo fu una vera sorpresa”.
“Feci il mio primo book fotografico, i primi provini, le relazioni con le agenzie, insomma entrai ufficialmente in un vortice di cui si conosce solo la facciata. Con Miss Africa ebbi l’opportunità di conoscere il back stage di un modo apparentemente effimero. Non sono mai stata attratta dalle luci o dal farmi notare per fare carriera, al contrario, sono ed ero molto pragmatica. Non ho mai fatto nulla a titolo gratuito, un po’ arrogantemente pretendevo di essere pagata, proprio perché per me quello è un lavoro e non ambivo ad un posto tra le top”.
“In circa dieci anni ho avuto modo di lavorare con grandi stilisti e modelle a livello internazionale. Ho vissuto a Parigi, a Milano e Amburgo. Non essendo cittadina italiana ho dovuto rinunciare a molte occasioni di lavoro, perché c’erano problemi ad ottenere il visto o quando potevo partire non potevo trattenermi a lungo”.
“Viaggiando ho avuto modo di riscontrare i diversi modi in cui ogni Paese approccia alla moda e come veicolano il suo messaggio. Purtroppo in Italia mi sono sentita rifiutata perché nera e non rispecchiavo il messaggio che l’azienda voleva trasmettere. Mentre a Londra, a Parigi la moda lavora tantissimo sulla sua società, sulla sua quotidianità. Anche dal punto di vista cinematografico, mi hanno sempre proposto ruoli da prostituta o la ragazza appena sbarcata a Lampedusa. Quello che è sbagliato, dal mio punto di vista, è continuare a rimarcare gli stereotipi di cui siamo succubi e non rispecchiano la realtà in cui viviamo”.
“Nella moda è tutto business, non posso dire che è un settore in cui c’è razzismo, ma sicuramente siamo vittime di alcuni stereotipi di cui non riusciamo a liberarci”.
“Ricordo quando mi presero per fare la controfigura di Naomi Campbell e quando andai sul set ero felice e cercavo il confronto con lei, ma era distaccata, mi comunicò una sensazione di solitudine. In quell’occasione ebbi la conferma che per me esistono cose più importanti nella vita. Lavorare nella moda ad alti livelli, ti porta a staccarti dalla quotidianità e a grandi sacrifici, ma io ho sempre voluto mettere in primo piano altri aspetti della vita, ai quali do più valore, ed è esattamente quello che sto facendo oggi”.
“Il mio impegno, attraverso la moda, è quello di far capire a tutti che fuori c’è un mondo e che è necessario conoscerlo ed aprirsi ad esso. Credo che la moda riesca a far dialogare le culture e io che sono una sintesi tra più culture posso stimolare questo dialogo”.
“Sto importando sciarpe, borse gioielli e altri accessori dall’Etiopia e attraverso degli amici stilisti sto cercando di creare una linea che sia un ponte ed un mix tra diverse culture. L’Africa sta vivendo una forte crescita ed è particolarmente attratta dalle influenze esterne, ovviamente il Made in Italy è un marchio che attrae tutto il mondo”.
Samia Oursana