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Rifugiati. Cir: “Rafforzare l’accesso alla protezione in Italia”

"Prevedere modalità di ingresso protetto. Grave il respingimento differito di egiziani e tunisini". il rapporto "Access to protection: a human right"

Roma – 16 ottobre 2013 – E’ stato presentato ieri a Roma il rapporto ”Access to protection: a human right” elaborato dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e finanziato dal Network of European Foundation nell’ambito del Programma europeo per l’integrazione e la migrazione (EPIM), rapporto e progetto che hanno l’obiettivo di promuovere la conformità delle politiche e delle prassi nazionali e comunitarie sull’accesso al territorio e alla protezione per i rifugiati con gli obblighi previsti dagli strumenti europei relativi ai diritti umani.

“La nota positiva è che dopo la sentenza Hirsi non risultano più respingimenti fatti dalle autorità italiane in alto mare. Vogliamo solamente sperare che l’operazione Mare Nostrum che parte oggi, così come l’auspicato rafforzamento di Frontex, abbia regole di ingaggio chiare, che rispettino l’obiettivo annunciato da Letta, configurandosi esclusivamente come operazioni di soccorso e salvataggio. Tutti i migranti che verranno intercettati dovranno essere portati in un luogo sicuro e deve essere chiaro che la Libia, paese di partenza per molti dei migranti che arrivano in Italia, non può essere assolutamente considerata tale. Le condizioni di vita per migranti e rifugiati sono inaccettabili, vengono sottoposti a sistematiche violazioni dei loro diritti fondamentali e detenuti per periodi di tempo indefiniti in condizioni inumane.” dichiara Christopher Hein Direttore del CIR.  

Nella conferenza il Prefetto Riccardo Compagnucci – Capodipartimento Vicario Dipartimento delle Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno – ha presentato i dati aggiornati degli sbarchi: al 14 ottobre sono sbarcati  in Italia 35.085 migranti, di cui 9.805 siriani, 8.443 eritrei, 3.140 somali, 1.058 maliani, 879 afgani. Di queste il 73% del totale degli arrivati, circa 24mila persone, necessitano quindi protezione internazionale. Per quanto riguarda i porti di provenienza 21.027 vengono dalla Libia, 8.159 Egitto, 1.825 dalla Turchia, 1.650 dalla Grecia e 1.480 dalla Siria.  Il Prefetto Compagnucci ha anche sottolineato come 25.000 migranti siano stati tratti in salvo grazie a operazioni di soccorso in mare da parte delle autorità italiane.  

"Dobbiamo prevedere modalità di ingresso protetto, come la possibilità di richiedere asilo presso le amabasciate e i consolati, il  rilascio di visti umanitari temporanei e il reinsediamento per rifugiati: i dati parlano chiaro la maggior parte di chi cerca di arrivare in Italia e che muore nel Mediterraneo necessita protezione. Dobbiamo assolutamente cercare vie alternative di ingresso per permettere loro di arrivare in maniera sicura in un posto sicuro" continua Hein.

Per quanto riguarda gli sbarchi è stata rilevata nell’indagine una grave violazione del diritto di accesso alla procedura d’asilo: l’Italia ricorre in maniera frequente a procedure sommarie di respingimento differito nei confronti di migranti egiziani e tunisini sbarcati sulle coste del Sud Italia. Dall’inizio del 2013 sono stati infatti centinaia gli stranieri egiziani e tunisini rimpatriati senza avere la possibilità di entrare in contatto con le organizzazioni umanitarie. Negli sbarchi, all’arrivo, vengono effettuate interviste per la verifica della nazionalità, espletate da operatori della Pubblica Sicurezza. Si tratta di un esame superficiale che non coinvolge operatori umanitari e che non tutela pienamente il diritto a chiedere protezione internazionale da parte di questi migranti. I migranti egiziani e tunisini vengono solitamente separati dagli altri migranti e collocati prevalentemente in Centri di Primo soccorso e accoglienza (CPSA), adibiti a strutture di detenzione pur non essendo dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE), oppure in altri centri chiusi, prima di essere rimpatriati. Il trattenimento dei migranti in tali strutture viene effettuato senza alcuna procedura di convalida giurisdizionale e in questi centri i migranti tunisini ed egiziani sono identificati dalle rispettive autorità consolari e rinviati generalmente entro 48 ore dopo il loro ingresso in Italia.

“Questa prassi è molto grave e non tutela assolutamente il diritto individuale di chiedere protezione internazionale. Non ci sono stati di provenienza da cui è possibile o meno chiedere asilo, il diritto alla protezione è un diritto individuale che deve sempre essere rispettato. Che possiamo saperne che tra gli egiziani non ci siano ad esempio dei cristiani copti che rischiano persecuzioni individuali? E quali sono le condizioni di sicurezza generale in questo momento in Egitto? Questa prassi si basa sugli accordi bilaterali di polizia e di riammissione dei migranti irregolari spesso assumono la forma di intese a carattere tecnico, sottratte ad ogni controllo parlamentare, e non sempre pubbliche, con un’evidente mancanza di trasparenza. Questi accordi spesso non contemplano disposizioni relative al rispetto dei diritti umani e in nessun caso contengono tutele specifiche per i migranti e i richiedenti asilo, introducendo procedure accelerate per l’identificazione e il rimpatrio dei migranti entrati irregolarmente in Italia. L’Italia ha siglato accordi bilaterali con la Tunisia, L’Egitto, la Libia e l’Algeria: chiediamo che gli accordi bilaterali prevedano norme sugli standard minimi dei diritti umani e  includano garanzie per l’accesso alla procedura di asilo, la proibizione di qualsiasi forma di espulsione collettiva ed il dovere di rispettare il principio di non-refoulement.” continua Christopher Hein direttore del CIR.

Ma in Italia non si arriva solamente attraverso gli sbarchi, molti i migranti che arrivano sulle coste dell’Adriatico nelle navi commerciali provenienti dalla Grecia, nascosti nelle stive e nei camion. Secondo i dati del Ministero dell’Interno nel 2012 presso gli scali marittimi adriatici di Ancona, Bari, Brindisi e Venezia sono stati identificati circa 1.809 stranieri irregolari provenienti dalla Grecia, di cui: 691 presso il porto di Ancona, 662 a Bari, 173 a Brindisi, e 283 a Venezia. Del numero totale di migranti rintracciati presso i porti adriatici, 1.646 sono stati rinviati in Grecia, più del 90%. Sempre secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2013 si è registrata una diminuzione del numero dei migranti irregolari provenienti dalla Grecia e rintracciati presso i valichi adriatici: infatti, nei primi 6 mesi del 2013 sono state identificate in condizione di irregolarità 619 stranieri provenienti dalla Grecia via mare, di cui: 214 presso il porto di Ancona, 135 a Bari, 178 a Brindisi e 92 a Venezia. Rispetto alle riammissioni i rinvii verso la Grecia continuano ad essere estremamente significativi: al porto di Brindisi su 178 migranti arrivati dal 1 gennaio al 30 giugno 2013, 173 sono stati rinviati in Grecia; ad Ancona su 214 persone178 sono state riammesse; a Bari su 135 sono state riammesse 107 persone; mentre a Venezia su 92 arrivi sono state riammesse 71 persone. I dati degli stranieri riammessi verso la Grecia rispetto a quelli in arrivo ai porti dell’Adriatico e rintracciati su navi commerciali potrebbero essere “sfalzati”: potrebbero infatti includere anche persone intercettate sul territorio e rinviate in Grecia.

“Non abbiamo certezza che nei casi di migranti riaffidati ai comandanti delle navi commerciali si possa parlare di violazione del diritto di accedere alla protezione: non sappiamo infatti se tutti loro abbiano chiesto accesso al diritto d’asilo. Ma è grave che agli operatori delle organizzazioni umanitarie che devono prestare servizi informativi non venga sempre dato accesso alle navi e non vengano segnalati tutti i migranti intercettati. Così come crediamo che la pratica di riaffidamento debba essere rivista nel contesto del Codice Frontiere Schengen e che oggi non abbia una base legale attuale e solida, risalendo a un accordo bilaterale con la Grecia del 1999. Così come è allarmante la restrizione dei servizi di informazione legale e assistenza ai valichi che sempre più sono soggetti a logiche di restrizione dei costi abbassando, al contempo, le possibilità di accesso ai diritti per i migranti. Ma si deve anche dire che per la nostra esperienza sono molti gli afgani, iraniani, curdi, siriani, che pur avendo valide ragioni per chiedere asilo, nonostante l’attività informativa svolta da parte degli operatori del CIR e del GUS (che gestisce il servizio di Ancona), spesso preferiscono non essere fotosegnalati ed evitare di essere poi trasferiti in Italia in base al Regolamento Dublino II. Preferiscono ritentare la sorte ritornando in Grecia che essere costretti a rimanere in Italia” conclude Hein.
 

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