Medici per i Diritti Umani: “Negata la protezione ad adulti e minori soli. Fuggono da guerre e persecuzioni, ma vengono rimandati sommariamente in Grecia”. Il rapporto “Porti insicuri” e le testimonianze
Roma – 15 novembre 2013 – Ogni giorno l’Italia rimanda sommariamente in Grecia adulti e minori stranieri che arrivano nei suoi porti sull’Adriatico, senza rispettare i loro diritti fondamentali.
È la denuncia, supportata da decine di testimonianze, contenuta in “PORTI INSICURI. Rapporto sulle riammissioni dai porti italiani alla Grecia e sulle violazioni dei diritti fondamentali dei migranti”, presentato ieri da Medici per i Diritti Umani (MEDU) e realizzato in collaborazione con ASGI e ZaLab e con il sostegno di Open Society Foundations.
Sono migliaia i migranti che ogni anno, il più delle volte per fuggire a guerre e persecuzioni, partono dai porti greci e cercano di raggiungere l’Italia e il resto d’Europa nascosti nelle navi che attraversano l’Adriatico. Ogni anno, spiega MEDU, la gran parte degli stranieri rintracciati allo sbarco nei porti di Venezia, Ancona, Bari e Brindisi vengono rimandati dalle autorità italiane nel paese ellenico in base a un accordo di riammissione siglato tra i due paesi.
Sebbene per varie ragioni le dimensioni numeriche di questo fenomeno sembrino essersi ridotte negli ultimi anni, la rotta adriatica rimane comunque un problema aperto sia per il carico di sofferenza umana e i rischi concreti per la vita dei migranti che essa comporta sia per le gravi questioni che pone all’Italia, alla Grecia e a tutta l’Unione europea in termini di inadeguata tutela dei diritti fondamentali della persona, in particolare dei minori non accompagnati e dei richiedenti asilo.
Ancora nel 2013, secondo le testimonianze raccolte da MEDU, la maggior parte delle persone viaggia nascosta sotto i camion o all’interno dei tir imbarcati sulle navi, mentre un numero più ridotto di migranti affronta il viaggio sui traghetti con documenti contraffatti forniti dai trafficanti dietro il pagamento di somme ingenti.
I risultati di questo rapporto si basano su un’indagine svolta da Medici per i Diritti Umani (MEDU) in Grecia e in Italia tra aprile e settembre 2013 con l’obiettivo di conoscere più a fondo il problema delle riammissioni dai porti italiani alla Grecia e le possibili violazioni dei diritti fondamentali dei migranti. Un team di MEDU ha raccolto le testimonianze dirette di 66 migranti – per lo più provenienti dall’Afghanistan e dalla Siria – che hanno dichiarato di essere stati riammessi dall’Italia alla Grecia. Poiché alcuni stranieri hanno riferito di essere stati respinti più volte, sono state documentate in totale 102 riammissioni delle quali 45 si sarebbero verificate nel 2013 (qui una sintesi dei dati).
In otto casi su dieci i migranti riammessi hanno dichiarato di aver cercato inutilmente di comunicare alle autorità italiane la propria volontà di richiedere protezione internazionale o comunque di voler rimanere in Italia per il timore di quanto sarebbe potuto loro accadere in caso di ritorno. I casi di riammissione di minori non accompagnati raccolti sono stati 26, dei quali 16 si sarebbero verificati nei primi nove mesi del 2013. Solo in quattro casi sono state effettuate le procedure per l’accertamento dell’età prima che venisse eseguita la riammissione.
Sebbene l’Italia abbia il diritto di controllare l’accesso al proprio territorio, scrive MEDU, le politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare devono in ogni caso rispettare i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e ovviamente di soggetti particolarmente vulnerabili come i minori stranieri non accompagnati. Nel caso delle riammissioni dai porti adriatici, le numerose e approfondite testimonianze raccolte da questa indagine dimostrano come l’Italia violi sistematicamente alcuni principi basilari sanciti dal diritto interno e internazionale quali il divieto di refoulement diretto e indiretto, il divieto di esporre i migranti al rischio di trattamenti inumani e degradanti, il divieto di espulsioni collettive.
Dai racconti dei migranti riammessi – come anche in parte dalle interviste agli operatori socio-legali che operano presso i valichi di frontiera adriatici e dall’analisi degli stessi dati forniti dal Ministero dell’Interno – emerge inoltre che sembrano essere sistematicamente lesi i diritti al ricorso effettivo, all’informazione, ai servizi di interpretariato e orientamento legale, a procedure adeguate di accertamento della minore età.
Medici per i Diritti Umani chiede al Governo italiano che cessino immediatamente le riammissioni sommarie verso la Grecia e che ai migranti che giungono ai valichi di frontiera adriatici venga assicurato un reale accesso al territorio nazionale e alla protezione.