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Profughi. Cgil: “Serve un piano nazionale d’accoglienza e di integrazione”

"La  geopolitica del Mediterraneo porterà in Italia sempre più persone in cerca di protezione. Superare l'approccio emergenziale con una risposta organica e strutturale"

Roma, 29 ottobre – “Un piano nazionale d'accoglienza e di integrazione”. E’ questa la richiesta avanzata ieri a ROma dalla Cgil nel corso del convegno: “Dall'emergenza ad un sistema d'accoglienza in Italia ed Europa. Dalla guerra civile Siriana alla tragedia di Lampedusa”, promosso dal sindacato e dal Consiglio italiano per i rifugiati.

“Dopo l'ennesima tragedia nel mare di Lampedusa, la più grave per dimensioni accaduta finora, non si può più tollerare che tutto rimanga immutato, né ci si può fermare al cordoglio ed alla esortazione che non ‘accada mai più’. Per non farlo accadere mai più – ha affermato la Cgil – bisogna fare delle scelte, degli atti politici concreti, bisogna cambiare norme e comportamenti”.

“La posizione geografica dell'Italia – sottolinea ancora il sindacato -, la porta inevitabilmente a dover assolvere un compito di accoglienza degli stranieri che intendono arrivare in Europa, innanzitutto di coloro che chiedono protezione. Questo compito stando alla situazione geopolitica dell'area del Mediterraneo è diventato sempre più impegnativo. Ed è facile prevedere che nel futuro prossimo lo diventerà ancora di più. Ciò impone di superare l'approccio emergenziale e costruire una risposta adeguata, organica e strutturale. Questa risposta non può essere altro che ‘un piano nazionale d'accoglienza e di integrazione’

Un piano che, è stato detto nel convegno concluso dal segretario nazionale della Cgil, Vera Lamonica, deve affrontare almeno i seguenti punti: “il quadro normativo europeo ed italiano in materia di accoglienza, procedure di asilo ed integrazione di rifugiati e migranti; la normativa sull'accoglienza utilizzata in passato a seguito di ‘eventi specifici’ a partire dalla ex Jugoslavia fino all’ ‘emergenza nord Africa’; l'esperienza nell’applicazione di queste normative da quelle più negative (emergenza nord Africa) alle buone pratiche di comuni come ad esempio, Badolato (ripopolazione di zone abbandonate); l'immagine dell'Italia in Europa per mancanza di accoglienza secondo gli standard stabiliti, per l'assenza di misure di integrazione, e per i frequenti episodi di abbandono sociale di richiedenti asilo e rifugiati, come evidenziato da centinaia di decisioni di tribunali in altri Stati dell’Unione Europea”.

 “In assenza di ‘un piano nazionale d'accoglienza e di integrazione’ – ha sostenuto la Cgil – l’Italia non potrà mai giocare un ruolo convincente né nei tavoli europei in termini politici, né nei piani di finanziamento europeo destinati ai Paesi membri per accoglienza di stranieri e richiedenti protezione internazionale”.

 
 

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