Il Consiglio Europeo introduce una clausola di salvaguardia. La farà scattare la Commissione, su richiesta di uno Stato membro, se aumentano gli immigrati irregolari o le domande d’asilo infondate
Bruxelles – 5 dicembre 2013 – L’Unione Europea potrà reintrodurre i visti per i cittadini di Paesi stranieri che oggi entrano liberamente nell’area Schengen. Questa clausola scatterà solo in casi eccezionali, su richiesta di uno Stato membro e comunque sotto lo stretto controllo della Commissione.
È la decisione presa stamattina dai ministri dell’Interno europei, riuniti a Bruxelles nel Consiglio dell’Ue, che hanno approvato una modifica al Regolamento Ce 539/2001. Entrerà in vigore venti giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea
Il nuovo meccanismo è stato invocato da alcuni Stati dopo l’eliminazione dei visti per i soggiorni brevi dei cittadini dei paesi balcanici: serbi, montenegrini e macedoni entrano liberamente nell’area Schengen dal 2009, albanesi e bosniaci dal 2010. Paesi come Germania, Francia, Svezia, Belgio e Svizzera denunciano strumentalizzazioni, con un incremento dell’ immigrazione clandestina e delle domande d’asilo infondate.
Di qui la modifica approvata oggi. Prevede, come spiega una nota del Consiglio dell'Ue, che “quando uno stato membro affronta per un periodo di sei mesi con una o più circostanze ben definite relative a cittadini di Paesi terzi che portano a una situazione d’emergenza che non riesce a risolvere da solo, può chiedere alla Commissione di sospendere per un breve periodo di tempo la liberalizzazione dei visti per i cittadini di quei Paesi”. La sospensione può essere applicata “solo temporaneamente come ultima risorsa”.
Quali sono queste “circostanze ”? Un “sostanziale e improvviso incremento del numero dei migranti irregolari, delle richieste d’asilo infondate o delle domande di riammissione respinte”.
Comunque, sarà sempre la Commissione Europea a valutare la situazione, senza automatismi tra la richiesta dello Stato membro e la sua applicazione. Se la Commissione decide di intervenire, tenendo conto anche delle “conseguenze della sospensione dell’esenzione dai visti per le relazione esterne dell’Ue e degli stati membri con i paesi terzi interessati”, adotta una decisione che reintroduce i visti per sei mesi.
EP