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Social card negata agli immigrati. Ricorso contro Poste, Inps e ministeri

Una cittadina marocchina, Asgi, Cgil e coop. Ruah promuovono un'azione antidiscriminazione davanti al tribunale di Bergamo. Oltre al riconoscimento del sussidio, come prevede la legge, chiedono una campagna per “informare gli stranieri” e “limitare i danni prodotti finora"

Roma – 11 marzo 2014 – Ogni giorno che passa l’ingiustizia è più grave.

Una legge dice che anche gli immigrati hanno diritto alla “social  card” (o carta acquisti), la carta ricaricata dallo Stato con 80 euro ogni due mesi da spendere in generi alimentari, bollette o medicine destinata a 65 enni e bambini con meno di 3 anni a basso reddito. Gli enti pubblici che dovrebbero rilasciargliela però fanno finta di niente, disinformano e non permettono  agli immigrati neanche di presentare le domande.

È una storia che Stranieriinitalia.it segue da tempo, alla quale ora si aggiunge un altro importante tassello. Qualche giorno fa una cittadina marocchina, insieme all’Asgi, alla Cgil e alla cooperativa Ruah, ha avviato infatti davanti  al tribunale di Bergamo un’azione civile contro la discriminazione, per far valere i suoi diritti e quelli di tutti gli altri immigrati.

Rachida T. ha un permesso Ce per soggiorno di lungo periodo, quattro figli minori e un reddito inferiore ai limiti previsti per poter chiedere la social card. Quando però ha presentato domanda all’ufficio postale di Albano Sant’Alessandro,il paesino in provincia di Bergamo dove vive, non gliel’hanno nemmeno registrata. Il software di Poste italiane ammette infatti per la casella cittadinanza solo i codici I, IT o ITA, e l’addetto allo sportello le ha spiegato: “Possono presentare domanda solo gli  italiani”.

La bufala del “solo italiani” è spacciata ancora per buona anche sui siti di Poste Italiane, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Inps. Su quest’ultimo sito c’è in realtà anche una pagina aggiornata, dove si parla dell’estensione per legge della social card ai cittadini stranieri, ma dove si sostiene anche che tutto è fermo in attesa di un (fantomatico) decreto attuativo.

Rachida non si è data per vinta e, con l’appoggio delle tre associazioni, si è rivolta al tribunale. Nel ricorso, curato dagli avvocati Alberto Guariso e Marta Lavanna dell’Asgi, si punta il dito non solo contro la discriminazione subita da Rachida (non ha potuto presentare domanda perchéeè straniera), ma contro la discriminazione collettiva che colpisce tutti gli immigrati che hanno i requisiti per chiedere la social card.

A quelli che già si sono visti negare il sussidio, si aggiungono quelli che non lo chiederanno nemmeno, dando retta alle informazioni sbagliate fornite da Inps, Poste e Ministeri. Visto che il diritto decorre dal momento della presentazione della domanda, tutti stanno perdendo ingiustamente i soldi che lo Stato, obbedendo a una sua legge, avrebbe potuto caricare sulle loro social card  a partire da gennaio 2014.

Nel ricorso si chiede quindi di rilasciare la social card a Rachida. Ma anche di accertare il carattere discriminatorio della condotta dell’Inps,  dei ministeri del Lavoro e dell’Economia e delle Finanze e di Poste Italiane, obbligando quest’ultima ad aggiornare il software per accettare le domande degli immigrati e tutti ad aggiornare i loro siti e a promuovere una campagna per “informare gli stranieri” e “limitare i danni  prodotti dalle erronee informazioni sino ad ora fornite”.

Purtroppo non sapremo presto come andrà a finire visto che l’udienza è fissata per il prossimo 28 maggio. Poste,  Inps e ministeri riusciranno a rispettare la legge prima che venga loro ordinato da un giudice?

Elvio Pasca

 

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