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Addio grande moschea, a Milano moschee di quartiere

Il Comune prepara un bando per l’assegnazione di diverse aree pubbliche. Majorino: “Anche senza un progetto unitario, garantiremo il diritto di culto”. Il Caim: “Scelta di buon senso, l'unanimità era molto difficile”

Milano – 6 giugno 2014 – Sfuma l'ipotesi di costruire un’unica, grande moschea a Milano. I circa centomila musulmani che vivono in città, soprattutto immigrati e seconde generazioni, pregheranno in moschee “di quartiere”, mentre per quelli che arriveranno per l’EXPO verrà probabilmente allestita una struttura provvisoria.

È l’esito del lungo e non sempre sereno confronto tra il Comune di Milano e le associazioni dei fedeli musulmani. L’unica strada rimasta, secondo l’amministrazione Pisapia, di fronte alla mancanza di un progetto unitario che potesse mettere d’accordo le varie anime (o sigle) dell’islam milanese.

"L'Amministrazione comunale metterà a bando diverse aree pubbliche per garantire il diritto di culto a Milano” ha annunciato ieri l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino, incontrando rappresentanti del Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Brianza (CAIM), della Casa di Cultura islamica di via Padova 144 e della Comunità religiosa islamica (Coreis).

Le aree verranno individuate nelle prossime settimane e saranno destinate non solo alle moschee, ma anche ai luoghi di culto delle altre religioni. Il bando sarà messo a punto da un Comitato di esperti per garantire “il rispetto dei principi costituzionali, delle leggi e della massima trasparenza". E, come è chiaro da tempo, il Comune non ci metterà una lira.

Le aree individuate avranno anche bisogno di essere riqualificate e i costi dovranno accollarseli gli assegnatari. “Per quanto riguarda poi i progetti – ha aggiunto Majorino –  valuteremo con particolare attenzione quelli che consentiranno di superare situazioni che ad oggi non garantiscono la pratica del culto in condizioni dignitose, sia per i fedeli sia per i residenti".

" In assenza di un progetto unitario non intendiamo interrompere il dialogo né abbandonare l'idea di realizzare luoghi per garantire il diritto di culto nella nostra città. Si tratta di una decisione importante – ha concluso l’assessore – e riteniamo che il bando sia il percorso più solido e trasparente per raggiungere questo obiettivo”.

Il Caim nei mesi scorsi aveva lanciato una campagna di sensibilizzazione e presentato il progetto per la costruzione di una grande moschea dell’area dell’ex Palasharp, che a questo punto non è nemmeno scontato venga inserita nel bando. Aveva però trovato l’opposizione della Casa della Cultura Islamica e del Coreis, che paventava, parole del vicepresidente imam Yahya Pallavicini, la “nascita di un potentato”.

Davide Piccardo, coordinatore del Caim, non sembra contrariato dalla scelta del Comune. “Il bando è una soluzione di grande buon senso, per arrivarci sono serviti anni di lavoro a favore del diritto di culto che abbiamo portato avanti con determinazione e perseveranza” scrive in una nota, rivendicando il “grande lavoro di mediazione” che ha fatto “convergere le numerose esigenze di 25 realtà su un progetto unico”.

“Questo sforzo – ammette Piccardo – non è bastato, la giunta Pisapia ha ritenuto indispensabile un'unanimità di fatto molto difficile, infatti, nostri inviti alle due realtà rimaste fuori sono caduti nel vuoto. Oggi è chiaro che non avremo una moschea pronta per EXPO ma speriamo che a maggio 2015 ve ne siano diverse in costruzione, per questo sarà fondamentale stringere sui tempi”.

“Il ritorno alla soluzione da noi inizialmente sostenuta – conclude il coordinatore del Caim – ci trova quindi soddisfatti. Il nostro sforzo, la nostra campagna hanno portato ad un esito positivo e oggi ci troviamo finalmente di fronte alla possibilità di avere diverse moschee grandi, perché di questo hanno bisogno i cittadini musulmani”.

Elvio Pasca
 

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